di Stefano Manocchio
Il Molise, si sa, è terra di campanili; il ‘caso’ del dimensionamento scolastico altro non è che la conferma di una usanza diffusa nella politica locale. E’ stato sufficiente un pullman di protesta da Termoli ed una alzata di scudi più ‘istituzionale’ a Venafro e le scuole dei due comuni sono state accontentate; Campobasso è rimasta silente ed è stata punita.
Da sempre la politica molisana accontenta chi alza la voce e la storia del capoluogo di regione per almeno un trentennio è stata quella di ponte che assisteva inerme al passaggio di potere da Termoli ad Isernia e viceversa. Quindi niente di nuovo.
Anche dopo la decisione del Consiglio regionale, unica voce di dissenso a Campobasso è stata quella di pochi consiglieri d’opposizione, mentre gli altri sembravano turisti di passaggio a Palazzo San Giorgio. Potrebbe sembrare un ragionamento superficiale, invece è solo semplice.
La mannaia si è abbattuta soprattutto sul ‘Pilla’, che ha perduto dei corsi oltre alla dirigenza, oltre che su Ripalimosani; questo immaginiamo in base a qualche ragionamento tecnico precedente, che però, se era stato fatto con studio specifico a Campobasso, analogamente era stato fatto a con riferimento a Termoli e Venafro. A Palazzo D’Aimmo poi ci hanno ripensato: ognuno ha difeso i suoi ed evidentemente i ‘nostri’ non erano abbastanza forti.
Ma tant’è: i campobassani sono abituati a porgere sempre l’altra guancia, anche prima di ricevere lo schiaffo. Il caso, per il momento, è chiuso.