Da oltre vent’anni il nostro modo di fare tutela animali è stato quello che espone di più ossia quello di denunciare, non solo maltrattamenti e altri reati a danno degli animali ma anche soggetti della pubblica amministrazione preposti all’osservanza delle leggi in materia poco avvezzi alle regole morali e normative.
Un modo di fare animalismo che antepone la competenza al fanatismo, la professionalità all’estremismo e il coraggio alla codardia, il sacrificio all’interesse, affrontando frontalmente ogni realtà segnalata a danno degli animali.
Un modo di tutelare gli animali diverso da quello da 20 anni diffuso in Italia: statico, debole, timoroso, complice, connivente, interessato, dove tutte le Associazioni e volontari sono concentrati sull’emergenza, non alla radice dei fenomeni a danno degli
animali (canili lager, randagismo, traffico e commercio di animali da compagnia e selvatici, ecc…), assorbiti dalle conseguenze di essi ma non dal problema e che – per la maggioranza – si sono isolati in un meccanismo autonomo e fuori dalle regole, quello di gestire animali vaganti secondo schemi sbagliati e spesso illeciti dove si raccoglie l’animale randagio e lo si gestisce con raccolte soldi per poi finire in pensioni abusive (stalli); con la gravissima conseguenza di legittimare la P.A. preposta al rispetto della legge (es: randagismo) a latitare e sistematicamente non adempiere ai propri doveri e
compiti.
Un animalismo che non denuncia e non si mette contro il sistema ma anzi spesso ci va a braccetto, che ha perso la sua funzione naturale istituzionale di pungolare la P.A. ovvero controllarne l’operato, in un tragico congelare la tutela animale attuale in un animalismo che opera per i fatti suoi che non pretende l’applicazione della legge e dei ruoli e Sindaci e Organi di controllo che, non essendoci chi li pungola/controlla, continuano a considerare la difesa degli animali una rottura di scatole!
Poi ci sono cittadini, animalisti coraggiosi e preparati, che credono in una società rispettosa degli animali e che per questo fanno il lavoro scomodo: quello di “pattugliare” il territorio segnalando e denunciando reati senza girarsi dall’altra parte. Questi, però, vengono visti dalla Pubblica Amministrazione – la stessa deputata al lavoro che fanno invece molti volontari e per questo inadempiente – non come cittadini da ringraziare ma, vergognosamente, come un problema!
E allora succede che, grazie ad una Giustizia colma di falle e alla possibilità di utilizzare il potere discrezionale per questioni personali, valorosi volontari finiscano indagati; com è successo a due nostri attivisti e volontari locali, coraggiosi, che hanno avuto la sola colpa di sollecitare le Autorità con numerose segnalazioni di maltrattamenti o denunciare alla Procura illeciti e di denunciare attori istituzionali preposti ai controlli del benessere animale – come abbiamo fatto recentemente denunciando un veterinario pubblico della Asrem che chiamato legittimamente ad eseguire un accertamento su alcuni volatili ha risposto che non poteva nonostante obbligato per legge – e esclusivamente per questo, si trovano a processo per capi di imputazione del tutto infondati e che individuano nella legittima condotta di informare il detentore di un cane le modalità con cui detenerlo addirittura il reato di usurpazione di pubbliche funzioni; dovrebbero essere processati allora migliaia di volontari in tutta Italia!
Così i maltrattatori di animali (i cui controlli delle ASL raramente accertano il reato di maltrattamento limitandosi a “consigliare” – prescrizioni – su come mettersi a norma e che per tale prassi riteniamo le ASL un Organo da cancellare in tema di osservanza delle leggi sul benessere animale) diventano vittime e volontari coraggiosi diventano aguzzini, con la conseguenza che decine di realtà illecite a danno degli animali e della collettività restano impunite o mal gestite: un esempio, il canile di Campobasso, per anni privo delle prescritte autorizzazioni ha continuato ad accogliere cani e la cui
gestione è stata addirittura oggetto di un recente bando – pare assegnato – che avrebbe stanziato 18.000 euro al mese e con questi garantire benessere a circa 250 cani e lo stipendio a 6 operai, davvero un miracolo!
Una delle tante falle della Giustizia italiana ovvero l’abitudine dei PM di non approfondire spesso le denunce redatte da qualche pubblico ufficiale a cui sei antipatico o scomodo (magari perchè “osi” far ciò che non fa lui) consente così, con una facilità disarmante, di trovarti a processo ad intasare una macchina della Giustizia già lenta per procedimenti che sono faide private fondate su illazioni e calunnie e ciò a danno di processi che meritano seriamente attenzione ma soprattutto a danno della
collettività tutta.
Gli esponenti della pubblica amministrazione hanno il dovere di tutelare il cittadino che denuncia e non chi non denuncia e non permettere, come la storia ci ha testimoniato, che le persone per bene vengano isolate e delegittimate.
Il fatto, infine, che abbiamo denunciato e che vede la società SIAC – che gestisce alcuni canili molisani – comunicare al Sindaco di Sant’Elena Sannita le Associazioni che possono entrare nei loro canili e che guarda caso sono le stesse che in questi ultimi 30 anni non hanno saputo portare alcun miglioramento in tema di randagismo (AIDA, ENPA, LEIDA, OIPA, ecc…) ma anzi incrementarlo, escludendo esplicitamente il nostro Movimento, è la conferma che la nostra azione è scomoda allo status quo e ciò ci convince di essere sulla strada giusta, fiduciosi di aver dalla nostra parte la parte sana delle Istituzioni e molti volontari che stanno comprendendo la via da seguire.
Stop Animal Crimes Italia
Movimento nazionale di denuncia degli illeciti contro gli animali e l’ambiente