di Massimo Dalla Torre
Con quest’espressione tipicamente dialettale con cui Pulcinella usava descrivere il “ben godi” vorremo intervenire su quanto accaduto in prima commissione e poi in consiglio sulla questione surroghe. La quale, sta creando non pochi imbarazzi nei palazzi della politica che alle richieste di chiarimento fanno seguire una lunga pletore di tesi che, vedono ancora una volta lo schieramento di favorevoli e contrari. Notizia che denota come la politica del più forte inesorabilmente detta legge in questa realtà alquanto disastrata, anche se ci sono i cosiddetti distingui.
Espressione che vogliamo prendere in prestito, puntando il dito accusatorio nei confronti del sistema di cui facciamo parte anche noi nonostante gli facciamo le pulci, perché è noto che l’arguzia e la sagacia della maschera partenopea – anzi acerrana, poiché Pulcinella al secolo Antonio Petito era nato ad Acerra – è inequivocabile. Un’espressione burlesca ma anche drammatica, che mette in risalto come la questione ha assunto i connotati di un vero e proprio dramma i cui interpreti sono “i soliti noti”.
Un qualcosa che fa pensare seriamente che il potere e il delirio di onnipotenza vanno a braccetto di conseguenza entrambi sono dannosi. Un qualcosa che, in barba a quelli che sono le regole della buona politica almeno che non ci sia un capovolgimento di fronte, cosa di cui dubitiamo fortemente, fa ancora di più gioco a chi è saldamente in sella nonostante sa di aver fallito, come altre volte, nell’irrazionalità assoluta.
Questione che Erasmo da Rotterdam nell’elogio della pazzia spiegherebbe in questo modo: “il potere si esprime soprattutto attraverso il frutto di un qualcosa di difficile definizione ecco perché la società è pervasa d’incongruenza totale”. Pensieroquanto mai attuale e calzante che, nonostante, è stato esternato qualche secolo fa, offre il fianco ai commenti, di questo siamo più che sicuri, ma non intacca minimamente la corazza con cui si è protetto il parterre politico regionale. Categoria che, annienta ancora di più i dettami della buona politica facendo rimanere in sella chi come in questo caso disconosce, aberra e ignora, con tracotanza pur troppo, le esigenze della collettività.
Tre verbi che avvalorano ancora di più la tesi che il potere fa fare cose senza alcun nesso logico; ma si sa che la logica non appartiene a chi ha scelto di non mettersi al servizio della collettività ecco perché mai come questa volta sarebbe il caso di non coprire il tutto con il classico velo pietoso di silenzio; anzi è bene “smantarlo” – vernacolo docet – senza timore di essere smentiti, almeno che ancora una volta si siano prese “lucciole per lanterne”.