Crescita e rilancio dell’economia regionale, la CISL Molise propone un nuovo Patto sociale

Per l’economia molisana, che versa ancora in una fase di strutturazione preambolo della auspicata e reale crescita, il settore primario ricopre un ruolo trainante, da dove provengono le maggiori rendite. 

Il quadro generale, per grandi linee, sul quale edificare un confronto proficuo tra tutte le parti di responsabilità economica e sociale, è il seguente. 

Le industrie, per lo più di piccole e medie dimensioni, sono raggruppate in piccoli nuclei industriali Termoli, Campobasso, Bojano e Venafro. 

Il turismo è in via di sviluppo: l’ambiente naturale pressoché intatto e l’assenza di inquinamento sono forti motivi di attrazione, ma la ricettività alberghiera non è ancora adeguata. Altre ragioni che frenano lo sviluppo del turismo sono la scarsità delle vie di comunicazione e la difficoltà di raggiungere molte zone dell’interno. L’area più servita è quella costiera, dove passano la linea ferroviaria e l’autostrada adriatica.

Un’economia regionale che va a rilento e stenta a tornare ai livelli pre-pandemia.

Il Molise, infatti, è al penultimo posto: + 0,84%, lontano dalla media nazionale (+1,13%) e dalla Lombardia che con una crescita del +1,29% guida la classifica.

Il Molise è poi tra le regioni che non hanno ancora recuperato il crollo del Pil avvenuto nel 2020 (anno dello “scoppio” della pandemia) con un differenziale negativo rispetto al 2019 dello 0,83.

Le criticità che da sempre affliggono il Mezzogiorno sono ancora in attesa di una soluzione.

Il tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, rimane molto elevato, il livello di povertà ed esclusione sociale è preoccupante, il deficit infrastrutturale costituisce un ostacolo allo sviluppo e l’efficienza della Pubblica Amministrazione è tra le peggiori d’Europa.

Il Molise è una delle regioni nelle posizioni più basse della graduatoria regionale per Pil pro capite e gli indicatori di povertà sono più alti rispetto a quelli nazionali.

L’incidenza della povertà relativa familiare arriva al 17,5%, a fronte di un dato nazionale pari all’11,8% e quella della povertà relativa individuale è il 18% per contro un dato nazionale che si ferma al 15%.

In Molise, tanto il lavoro dipendente, tanto quello autonomo, registrano incidenze inferiori al dato Italia. Di contro, si rileva una significativa differenza in ordine alla percentuale di famiglie per le quali la fonte principale di reddito è rappresentata da pensioni e trasferimenti pubblici (45,1% a fronte di una media nazionale del 38,7%).

Analizzando le famiglie con almeno un componente da 15 a 64 anni risulta più elevata la quota regionale di famiglie senza occupati (20,6% contro 18,4%).

In una simile situazione non possiamo demandare al funzionamento dei mercati la creazione di una società equa perché i mercati non hanno coscienza, non hanno morale, non sanno distinguere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. L’efficienza non è e non può essere l’unico elemento che regola la vita. C’è un limite oltre il quale il profitto diventa avidità e chi opera nel libero mercato ha il dovere di fare i conti con la propria coscienza.

In un contesto del genere, non possiamo che porci con responsabilità davanti a queste problematiche: proponiamo relazioni sindacali innovative, chiediamo la valorizzazione della contrattazione collettiva e puntiamo alla partecipazione per un nuovo Patto sociale.

Urge un patto che metta al centro crescita economica, riforme condivise e qualità del lavoro, ciò significa investimenti e produttività, politica dei redditi, rinnovo dei contratti, aumento di salari e pensioni. Vuol dire riforma delle pensioni e taglio delle tasse. E poi sanità e scuola, politiche industriali e infrastrutture. Obiettivi che preparano il campo al riformismo sociale, dove anche le imprese dovranno riconoscersi.

La Cisl, seguendo il suo corso storico volto alla partecipazione e al confronto, anche ora e soprattutto oggi si dichiara pronta e responsabile.

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