Da MCL riceviamo e pubblichiamo
“Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi. Un francese, un tedesco, un italiano. Ma soprattutto tre cattolici capaci di credere nell’Europa e di farla camminare verso l’unità… ». Carlo Costalli parte da lontano e lega pescando nei suoi studi e nella sua storia politica passato e presente. «La loro lezione è nel Dna del Ppe. Certo il mondo cambia con velocità, ma i valori di questi tre statisti possono, anzi devono essere ancora punto di riferimento dell’azione politica della famiglia popolare” .
Il presidente del Movimento cristiano lavoratori si prepara a partire per Helsinki dove mercoledì e giovedì si disegnerà il futuro del Ppe. Futuro non vuol dire solo la scelta del candidato per la guida della Commissione.
“Futuro – spiega Costalli – è rimettere al centro del dibattito e delle scelte politiche la persona. È tornare a declinare parole come libertà, sussidiarietà, solidarietà, responsabilità, uguaglianza, giustizia, verità. È puntare con decisione su una economia sociale di mercato capace di essere argine al liberismo e alla finanza senza regole. È amare l’Europa tanto più oggi co-stretti a vivere questo tempo così difficile”.
Difficile?
“Penso all’avanzata delle forze populiste. A Matteo Salvini in Italia. A Marine Le Pen in Francia. Giocano sulle paure. Le cavalcano. Le sfruttano. Le trasformano anche in voti. Ma sono spesso incapaci di offrire soluzioni vere, forti, di lungo periodo, alle preoccupazioni degli uomini e delle donne di questa Europa. Il Ppe deve essere altro. La strada non è distruggere la Ue. Non è il ritorno ai nazionalismi e all’isolamento. La strada è gettare ponti, è costruire dialogo. È rimodellare l’Europa valorizzando i corpi intermedi, la famiglia, il lavoro. E allora sogno una Ue capace di realizzare un grande piano di occupazione giovanile. E di affrontare la grande questione immigrazione con equilibrio e con visione”.
Che cosa vuole dirci?
“Che non mi piace un’Europa egoista. L’Europa deve sapere accogliere. Deve trovare una soluzione comune e durevole facendo camminare parallelamente due concetti: il valore dell’accoglienza e il rispetto della legalità. È per questo che non vedo un patto tra le forze populiste e le forze del Ppe”.
Lei parla con Tajani, vola a Helsinki come ‘osservatore’ e, raccontano, lavora
sottotraccia a una lista che si richiami al Ppe…
“C’è un grande bisogno di recuperare un ruolo e uno spazio per un’area moderata- riformista e per questo stiamo lavorando… Il nostro Movimento ha passione e idee. Ma ora serve un profondo risveglio della società civile e del mondo cattolico organizzato”.
Pensa a un patto Ppe-socialisti per frenare l’onda populista?
“Ascoltiamo prima la voce dei cittadini europei. Personalmente però dico no alle forze populiste. Ma anche no al modello socialista. La strada non è deprimere le libertà economiche, non è mortificare le tradizioni dei popoli in nome di una artificiosa omogeneità culturale. La strada è ridare forza a un grande progetto popolare”.