L’ostentazione della spesa, sia essa privata e a maggiore ragione quella pubblica, appare come un dileggio nei confronti di chi arranca nella vita quotidiana, sia se avviene in pochi che in mille rivoli di denaro pubblico a domanda.Spendere circa mezzo miliardo di vecchie lire (227mila euro) per il cartellone della festività del Corpus Domini, sebbene si tratti del principale evento della città, denota distacco rispetto all’attuale situazione socio-economica ed al reale ritorno per la città ed i cittadini.Come nella più classica delle tradizioni, ci si mette il vestito buono della domenica andando in giro con le pezze negli altri 364 giorni dell’anno, con l’amara riflessione che il vestito buono è per pochi, ma le pezze sono per tutti gli altri.
Un esborso faraonico, senza peraltro alcun sostegno da parte di chi da quella festa ne trae vantaggi rilevanti, anche per motivi logistici e di immagine, a spese dell’intera collettività su cui in definitiva ricade l’onere finanziario, parzialmente compensato dalla cosap delle bancarelle.
Dove sono gli attori del commercio, della finanza, dell’industria, dell’impresa, sia locale sia regionale? Come mai si sentono autorizzati a non sentirsi coinvolti, legittimati solo a prendere e pretendere e mai a dare a Campobasso?
Per un giorno, il centro si imbelletta, dimenticando i quartieri e le periferie, dimenticando che per il futuro l’amministrazione potrebbe pensare diversamente, magari anche decentrando attrazioni e fiera in altre parti della città, lasciando al centro i soli Misteri.
Corpus Domini, Ambrosio: decentrare fiera ed eventi nei quartieri e lasciare al centro cittadino solo i Misteri
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