L’immagine che ho postato è un fotogramma del film “La Ciociara” La ciociara è un film del 1960 diretto da Vittorio De Sica. Il soggetto è un adattamento di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini dall’omonimo romanzo scritto da Alberto Moravia; nonostante le vicende siano romanzate è facile ravvisare analogie con gli episodi di violenza sui civili da parte delle truppe alleate, perpetrati durante la Campagna d’Italia. “
Ho copiato ed incollato da Wikipedia la descrizione. Poi cliccando su “violenza sui civili” ho letto: “Con il termine marocchinate vengono generalmente definiti tutti gli episodi di violenza sessuale e violenza fisica di massa, ai danni di svariate migliaia di individui di ambo i sessi e di tutte le età (ma soprattutto di donne) effettuati dai goumier francesi inquadrati nel Corpo di spedizione francese in Italia (Corps expéditionnaire français en Italie – CEF) durante la campagna d’Italia della seconda guerra mondiale. Questi episodi di violenza sfociavano a volte anche in esecuzioni coatte degli abitanti delle zone sottoposte a razzia e violenza, e raggiunsero l’apice durante i giorni immediatamente successivi l’operazione Diadem e lo sfondamento della linea Gustav da parte degli Alleati.”
Nulla di nuovo per me, comune mortale di questa terra molisana. Comune mortale che aveva avuto il piacere di vedere in televisione ma anche di leggere che Sofia Loren, per questo film vinse il premio Oscar. Il primo Oscar vinto da un’attrice non di lingua inglese. Film che narrava degli sfollati e delle “marocchinate”, le violenze soprattutto carnali, GLI STUPRI, che le truppe marocchine compirono nel centro Italia durante la seconda guerra mondiale.
Tranquilli tutti, nessuno scienziato si è impossessato della mia testa, ragiono sempre da villico campobassese, ma mi è capitato di finire su Wikipedia ma non mi sembra di essermi trasformato in Alberto Angela. Oddio mi piacerebbe visto che ha qualche anno in meno, e moltissima cultura in più, moltissima? Lui è acculturato, io vengo dalla campagna. Ma questa è un’altra storia.
La storia che, invece, DOBBIAMO raccontare oggi partendo da quella foto è la storia delle “marocchinate” che gli italiani dovettero subire durante la seconda guerra mondiale. In pratica il comando francese per “premiare” le truppe marocchine dopo una battaglia concedeva “l’uso” di paesi interi, per cinquanta ore, oggi le chiameremo “regole di ingaggio”. Nel corso di queste ore (due giorni interi) i marocchini erano liberissimi di fare le “marocchinate”, violenze e stupri soprattutto nei confronti delle donne, ma anche nei confronti dei bambini e non disdegnarono nemmeno gli uomini.
Furono mesi di terrore, di violenze e di guerra. Il terrore delle vittime di quelle “marocchinate” è tornato alla mente nel momento in cui ho avuto l’occasione di leggere il comunicato stampa del Presidente Toma nel giorno dell’Anniversario della Liberazione. Non è un caso che il 25 Aprile non si festeggi la fine di una guerra che come Nazione avevamo perso, ma si festeggi la liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista. La liberazione dalla dittatura, comunque, cara ci costò in termini di vite e di storia. Come nazione fummo messi sotto il giogo della Nazioni Unite e fummo ritenuti pericolosi quasi al pari della Germania. Ritenuti pericolosi e da conquistare per gli alleati che stavano pulendo l’Italia dal Nazismo e dal Fascismo. Ecco: gli alleati ….
E qui voglio parlare del comunicato del Presidente Toma per l’anniversario del 25 Aprile, festa della Liberazione.
Nel comunicato, forse, si sarebbe potuto parlare de “gli alleati” e non copiare incollare tutta la “formazione”. Sarebbe stato sufficiente questo, come pure avrebbe fatto molto piacere a noi molisani se nel comunicato si fossero nominati anche i molisani che hanno dato la vita, o che si sono battuti per la liberazione d’Italia.
Ma sarebbe stato pretendere troppo avere una lettura politica del 25 Aprile? Una lettura fatta da un Presidente democraticamente eletto, un presidente che rappresenta tutto il Molise, un Presidente che, credo, debba avere una sua idea sul 25 Aprile ed è giusto che ce ne faccia partecipi. Non possiamo leggere i dati storici, quelli li troviamo anche noi come ha fatto chi ha scritto il comunicato.
Non ci serve sapere la storia, vogliamo sapere i nostri governanti cosa ne pensano del 25 Aprile. Nessuna menziona dei molisani che nel corso della “guerra di liberazione”, e non è un caso se viene chiamata così, ci misero la faccia, o addirittura la vita, per fare in modo che oggi tutti potessimo scrivere, parlare, confrontarci liberamente sulle questioni politiche, amministrative o di condominio.
Dei Molisani che vissero la guerra sulla propria pelle voglio ricordare su tutti, ma solo perché ancora vivente: Michelino Montagano, classe 1921 che rifiutò di aderire alle Repubblica Sociale perché: “… io ho giurato fedeltà al Re, non a Mussolini” e per tale “rinnovo di fedeltà” fu “premiato” con l’internamento nel campo di Bergen Belsen, campo dal quale tornò a piedi dopo la fine della guerra. Ma tanti altri molisani che nel corso della guerra si sono distinti, ma anche se in Regione Molise avessero “scoperto” che Fabrizio Nocera ha scritto il libro “Le bande partigiane lungo la linea Gustav. Abruzzo e Molise nelle carte del Ricompart” un libro che, copio dal sito, è: “La ricerca di Fabrizio Nocera nasce da una tesi dottorato in «Innovazione e gestione delle risorse pubbliche» (XXXI ciclo) dell’Università degli Studi del Molise. Nel mese di novembre del 2020 è stata insignita con ben due prestigiosissimi premi nazionali: l’«Acqui edito e inedito» (alla sua II edizione, «nato dall’esigenza di ampliare il Premio Acqui Storia aprendo le porte a nuove tipologie di opere storiche che diano voce a scrittori emergenti») e il Premio Giacomo Matteotti conferito dalla Presidenza del consiglio dei ministri (XVI edizione).”
E questo senza contare le storie di Giuseppe Barbato, Cipriano Facchinetti di altri, che inserirò dopo aver studiato meglio. Io scrivo per passione, non ho a disposizione uffici interi per fare ricerche e scrivere qualcosa, quando scrivo tolgo del tempo a me stesso ed alla mia famiglia, ma studierò meglio e li inserirò, magari nella ricorrenza del 25 aprile 2022.
Mi fermo qui per rispetto di chi legge, non sono uno storico, ma quello che scrivo lo faccio con il cuore.
Il ricordo dei molisani che si sono sacrificati per la libertà dell’Italia sarebbe stato gradito. Così non mi sembra sia stato. Ci ha fatto ricordare, invece, quello che raccontò nel film “La ciociara” tanto realisticamente Vittorio de Sica, ma potrebbe darsi che il film non tutti lo abbiano visto. Il beneficio del dubbio bisogna darlo.
Dalle macerie della seconda guerra mondiale nacque l’Italia di oggi, ed è proprio di quell’ Italia che noi, semplici e comuni cittadini, ci aspettiamo una lettura politica e non storica della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza.
Voglio concludere con una frase del Presidente Draghi in occasione della Festa della Liberazione: “Non tutti fummo brava gente, non scegliere è immorale”.
Nella speranza che i nostri politici facciano i politici e creino prospettive di crescita per questa terra, vi saluto cordialmente con uno statevi arrivederci, come sempre cordiale e sincero.
Franco di Biase