Quando mi è capitato di avere bisogno, di sentire qualcuno che ne avesse bisogno, di cure mediche, la domanda è sempre nata spontaneamente: “questo o quello esame dove lo fanno?” In regione Molise o fuori regione Molise?
Cerchiamo di parlare dell’offerta e della domanda in sanità. Si perché mentre in condizioni di mercato normale, normale rispetto alla sanità, esiste la legge della domanda e dell’offerta e quindi esiste il crescere del prezzo al crescere della domanda, in sanità funziona al contrario. In sanità la domanda è sempre costante nel corso del tempo perché le nostre malattie ed i nostri malanni li abbiamo sempre, quello che varia, che può far variare il conto economico, oramai si parla solo di questo, è l’offerta che la sanità territoriale riesce a dare. Quindi se l’Asrem, per esempio, compra una nuova tac, non è che fa sorgere il bisogno della tac, quello,purtroppo, già c’era, ma mette in condizione il paziente di usufruire del servizio lì dove se ne ha bisogno e magari anche di qualcun che viene da fuori regione per “godere” di un servizio migliore.
Dopo questo “cappello” parliamo di quello che sta succedendo in basso Molise/Abruzzo. La Regione Abruzzo ha deciso, sta progettando, dopo si vedrà, di ampliare l’ospedale di Vasto al fine di offrire servizi diversi, forse migliori, per il solo comune di Vasto e zone abruzzesi limitrofe? Certamente no! No perché con un ospedale attrezzato e ben messo in una zona di confine come quella di Vasto, attaccata al Molise ed a quaranta chilometri scarsi dalla provincia di Foggia, la cosa a livello sanitario/aziendale risulta essere interessante. Cerchiamo di capire quale possa essere l’interesse.
In sanità esistono le mobilità, dei pazienti, e può essere attiva o passiva. Quella attiva si ha quando il milanese viene a curarsi in Molise, e quindi la regione Lombardia rimborsa le spese di degenza del suo cittadino al Molise. La mobilità passiva è quando, invece, io sono costretto ad andare a curarmi a Milano, non al San Raffaele, non troverei posto specialmente in concomitanza con qualche udienza giudiziaria. Ma andiamo anche oltre.
Quando costruirono “la Cattolica” l’allora governo regionale pattuì con la Cattolica una base di rimborso superiore a cento, poniamo il caso 105. Cosa significa? Significava che il milanese, il non molisano, curato presso la Cattolica di Campobasso faceva maturare nei confronti della Cattolica, da parte della regione Molise, un rimborso di 105 mentre la Regione Lombardia rimborsava al Molise, sulla base di tabelle nazionali 100.
Facciamo un esempio pratico: un’angioplastica che possa costare 5.000 euro come tabella nazionale, la si vedeva pagata dal Molise alla Cattolica 5.250 €, mentre la regione, per esempio, Lombardia, tenendo conto delle tabelle nazionali rimborsava al Molise 5.000 €. il Molise per ogni 5.000 € di prestazioni pagava in più 250 € di tasca propria. Questo si diceva fosse così all’inizio. Spero che con il passare del tempo le cose siano cambiate in meglio per le nostre casse regionali. Non lo so.
Adesso: con la ristrutturazione, ma con la nuova costruzione dell’ospedale di Vasto cosa succederà? Ne abbiamo già parlato: la regione Abruzzo conta di creare mobilità attiva offrendo migliori servizi degli ospedali (dell’ospedale) del basso Molise e dell’alta Puglia.
Ovviamente i politici molisani hanno alzato gli scudi in difesa della sanità molisana contro la costruzione del nuovo ospedale di Vasto, ma contro chi? La regione Abruzzo sta coscientemente ed onestamente facendo un discorso programmatico per avere un tornaconto economico dalla propria sanità visto e considerato che da anni la sanità la gestiscono le regioni e non più lo Stato. Adesso alzano gli scudi il presidente della Regione Molise e l’ex presidente della Regione Molise, rispettivamente Toma e Iorio.
A me verrebbe da invitare tutti e due questi politici ad analizzare prima quella che è la situazione molisana della sanità, a capire, loro, come mai nella sanità molisana ci sono solo tagli, da quanto tempo e perché riusciamo solo ad avere tagli mentre nelle sanità di altre regioni si pensa a costruire ospedali. Mi potrebbero rispondere che anche in Molise si pensa di (ri)costruire l’ospedale di Isernia, anche se doverosa tale (ri)costruzione ancora credo si debba capire come fare a far rinascere tutta la sanità in Molise. Si dovrebbe partire da un’analisi coscienziosa e profonda di tutto quello fatto che non doveva essere fatto, di tutto quello di cui abbiamo bisogno e che ci hanno tolto, da un policlinico universitario che ci sia e che funzioni come tale, affinché anche in Molise si possano chiamare i primari “Professore”, per il fatto che insegnano nella nostra Università, con il giusto ritorno di immagine e, si spera, di salute per tutti noi. Ed invece, al momento, se la prendono con la regione confinante per la costruzione del suo ospedale. Praticamente come quando il nostro vicino fa il barbacue e noi non possiamo nemmeno accendere la “fornacella” perché non abbiamo né carbone né legna.
Si riparta con una seria riprogrammazione sanitaria e si rimettano a disposizione dei molisani le cure per la salute. Ne abbiamo bisogno e non possiamo, ma non dobbiamo affrontare più viaggi della speranza per avere a disposizione sanità migliori fosse anche a soli cento chilometri.
Con immutato affetto e con fegato un poco più gonfio: statevi arrivederci.
Franco di Biase