Ogni tanto, purtroppo, non ho il tempo materiale per scrivere. Nel “purtroppo” c’è capitato questa settimana della “spaventosa” crisi alla Regione Molise. Spaventosa perché tra l’assegnare gli autisti al nuovo assessore, cosa semplicissima e fatta nel giro di qualche ora, ed il votare la mozione di sfiducia in Consiglio ci sono stati dei momenti di tensione politico/economica altissimi.
La tensione è nata dal fatto che i consiglieri regionali, in quanto autonomi e non dipendenti della Regione, ma questo è tutto da analizzare quando poi aspettano l’accredito delle indennità come uno stipendio. Tensione nata sul filo della sfiducia prima presentata da undici consiglieri, una sfiducia ritirata per raggiunta nomina assessorile (sembra sia previsto dal regolamento del Consiglio Regionale: se ti nominano assessore “ritiri” la sfiducia al Presidente) poi votata in aula e come nelle partite che facevamo da bambini per strada è finita 11 a 10, con la vittoria politica del centrodestra ma con i “festeggiamenti” dei codici iban dei venti consiglieri regionali e del Presidente.
Andiamo avanti e torniamo alla “normalità”.
Le virgolette in questo periodo sono necessarie perché non credo esista più la normalità. In questa settimana gioia da parte dell’Asrem per aver raggiunto la migliore, quantomeno una delle migliori percentuali di vaccinati in Italia. In contraltare la notizia dell’invio da parte dell’unità di crisi di un medico militare e di due infermieri, sempre militari, per incrementare le vaccinazioni in Molise.
Oddio, partendo dal vecchio detto: “Chiù seme e chiù belle pareme” non credo ci faccia male avere altri tre sanitari che operano sui vaccini in Molise, ma delle domande sorgono spontanee:
-L’unità di crisi legge gli stessi numeri (Dati) che legge l’Asrem?
-Siamo poco più, ma anche poco meno, di un quartiere di Roma, ma siamo sicuri che un solo medico militare possa fare la differenza per i vaccini? Posso sempre sbagliarmi, però, ed il medico potrebbe chiamarsi “Goldrake”, allora…..
Altro discorso “chiaramente oscuro” è la costruzione della cosiddetta “torre Covid” per curare i molisani che oramai non sono più moliSani, ma questo purtroppo si sa.
Subito dopo lo scoppio della pandemia, che per detta del Presidente Toma, a luglio ed a settembre del 2020 in Molise non c’era, fu deciso di costruire un reparto per curare i malati Covid.
Era da aspettarsi, allora, forse, l’immediato posizionamento di un ospedale da campo per far fronte alle esigenze sanitarie impellenti. Non fu fatto niente, nemmeno prendere in considerazione la possibilità di utilizzare un ospedale esistente a Larino, niente! Fu invece lanciato l’appalto per la costruzione del reparto Covid al Cardarelli.
Ora: bandire il concorso per l’appalto di una costruzione in tempi di pandemia a me sembra una cosa fuori dall’ordinario e mi spiego: se come si sentiva dire in giro ci sarebbero voluti sei mesi per costruire una torre covid, dove potevamo trovarci dopo sei mesi con una pandemia in atto? Ci saremmo potuti trovare, come in effetti ci troviamo, nel pieno della terza ondata pandemica, ondata che ci ha fatto capire cosa hanno provato i bresciani ed i bergamaschi nel corso del 2020 con i camion militari a trasportare le bare.
In Molise siamo andati con tutta calma a “risolvere” il problema e lo abbiamo scoperto solo ora quando il Presidente Toma in una trasmissione nazionale ha affermato che in Molise non c’era pandemia sei mesi fa.
Quindi se non c’era pandemia le cose potevano esse fatte con calma precisione, si poteva tranquillamente indire una gara d’appalto con relativo, ma lapalissiano, ricorso al TAR da parte del perdente, ricorso che faceva allungare i tempi per l’aggiudicazione, immaginiamo per la costruzione, facendo in questo modo scattare la parte biblica della pandemia. Non quelle delle vacche magre che mangiavano le grasse, nemmeno le locuste dell’Apocalisse, ma molto più semplicemente. LA TORRE DI BABELE.
Sembra che la costruzione della Torre Covid debba necessariamente, per le complicazioni raccolte all’inizio del suo “percorso” alla costruzione della torre di Babele.
Le lingue si intrecciavano tra di loro più o meno volutamente e mentre gli avvocati discutevano sul come fare/non fare la torre covid, la pandemia andava avanti e noi continuavamo a leggere manifesti di amici che ci avevano lasciato definitivamente. ERANO MORTI!!
In Italia nemmeno se ci cascano le bombe addosso possiamo prevedere l’aggiudicazione dei lavori di costruzione di un’opera pubblica senza un ricorso al TAR. Fosse stato così nel secondo dopo guerra ancora stavamo con le macerie per strada.
Quindi, con tutta calma si è capito in un primo momento che la torre non si sarebbe potuta costruire, per ricorsi e perché si sosteneva che il progetto non fosse funzionale/fatto bene per quel tipo di costruzione, subito utilizzati altri ospedali mobili dei vigile de fuoco sul piazzale dell’Ospedale San Timoteo. Piazzale che negli ultimi due mesi ha visto lo svolgersi della “fiera della Protezione Civile”. Prima un ospedale mobile della Croce Rossa, poi hanno tolto i letti per fare un centro vaccinazioni, poi hanno tolto il centro vaccinazioni della Croce Rossa per far posto alla struttura dei Vigili del Fuoco, ma non sono sicuro se l’ospedale da campo della Croce Rossa sia stato smontato oppure insista ancora a Termoli. Nel frattempo, sembra, si dice, che il progetto per la costruzione della torre Covid sia stato fatto bene e si possa costruire e/o realizzare.
Adesso, scusandomi per qualche inesattezza, magari giuridica, voglio augurare al Molise intero, anche a quello che ha votato questa Giunta Regionale, di uscire dalla pandemia, ammesso che siamo mai entrati, come ha affermato il Presidente in televisione.
Inizia la settimana Santa, ma noi il Calvario lo consociamo bene. Con affetto e stima statevi arrivederci.
Franco di Biase