Il sedici marzo data nefasta della democrazia. Correva l’anno 1978, e ricordo quei giorni a cavallo del rapimento di Aldo Moro come lo spartiacque che servì all’Italia per capire, se ce ne fosse ancora bisogno, l’assoluta necessità di combattere la lotta armata. Una sorta di banditismo, più che guerra, che colpiva spesso alle spalle uomini politici, delle istituzioni e giornalisti. Furono anni definiti “di piombo” perché la lotta politica si stava trasformando in lotta armata ed il dibattito in sparatorie,almeno questa era l’intenzione dei brigatisti
Da quegli anni siamo riusciti ad uscirne anche costo di vite umane, e nell’ anniversario del 16 Marzo era giusto ricordare Aldo Moro, e l’eccidio della sua scorta, persona illuminata che aveva come unica colpa quella di voler traghettare all’ interno delle istituzioni anche il PCI, facendo cadere, a modo di vedere dei terroristi rossi, la lotta di classe. Doveroso omaggio, quello del 16 marzo, a chi, con la propria vita, ha contribuito a darci democrazia e libertà.
Quelli erano anni in cui la politica, cosa seria, era fatta da persone che ci credevano e lavoravano per il bene di tutti. Sicuramente anche per il loro, visto che incassavano anche allora le indennità, ma si respirava nell’ aria una serietà dei politici e della politica che dava rispetto a chi faceva politica, ma anche a chi la politica “la subiva”, insomma a tutti.
Anche quest’anno, come tutti gli anni, abbiamo ricordato, giustamente, il 16 marzo, ma come ogni anno non abbiamo tralasciato di dare un’occhiata alla politica di allora, oramai diventata storia, ed abbiamo ammirato il Presidente della Repubblica deporre una corona di alloro in via Fani a ricordo dell’eccidio della scorta di Aldo Moro. Giova ricordare che Giulio Rivera, uno dei poliziotti della scorta era di Guglionesi, ed a lui è intitolata la scuola di Polizia di Campobasso. Lo sapevamo? Meglio!
Ma non possiamo vivere del passato, pensiamo ai nostri giorni, il 16 marzo del 2021, come è andato? Mah, potrebbe passare anche questo alla storia, anche se storia molisana e con valori decisamente inferiori, infimi è troppo brutto, rispetto al suo “collega” del 1978.
Rispetto al 1978 sono successe molte cose in politica, non tutte buone, le cose che saltano agli occhi ci sono principalmente i salti della quaglia che i politici compiono con estrema faccia tosta nei confronti di chi li ha votati. Ogni tanto esce uno “Scilipoti” che per i classici trenta denari scompiglia le carte nelle assemblee democratiche.
Veniamo al dunque: in Consiglio Regionale sembrava fosse stata passata la misura e che la legislatura capitanata dal Presidente Donato Toma fosse arrivata al capolinea
Nella mattinata del 16 marzo in Consiglio Regionale sono state raccolte adesioni ad una lettera di sfiducia nei confronti del Presidente Toma. La cosa era nell’aria e il Presidente Toma non era in aula per altri impegni. Dato di fatto e non mio giudizio. Insomma alla “classica” raccolta di firme di sfiducia da parte dell’opposizione (6 Cinque Stelle e 2 PD) si aggiungo le firme dei tre consiglieri di “Fratelli d’Italia” (le “ “ sono d’uopo visto che nessuno dei tre (Michele Iorio, Filomena Calenda ed Aida Romagnuolo) è stato eletto in Fratelli d’Italia, anzi l’unico eletto in Fratelli D’Italia è Quintino Pallante assessore e fedelissimo del Presidente Toma.
Poi non chiamateli figli di AN, MSIDN; MSI e PNF, se hanno una tale “democrazia” al loro interno. Giova ricordare che Giorgio Almirante, fondatore del MSI fu funzionario di spicco della Repubblica Sociale Italiana (Salò). Ricordiamo anche che Almirante aveva origini molisane, la sua famiglia era stata dal 1691 duca di Cerza Piccola (Cercepiccola). Mai niente, in Molise non ci facciamo mancare mai niente.
Per ritornare al 16 marzo tragicomico del Molise, vi racconto come l’ho vissuto: alle 14 i telegiornali molisani aprono con lo “scoop” della raccolta di firme per la destabilizzazione del Presidente Toma. Ho controllato: io alle 15,25 ho postato sulla mia bacheca di Facebook: “Fatti non fummo per dare le dimissioni, quindi in tre le ritirarono facendo felici tutti. Prossimamente in Consiglio Regionale”. Nella mia enorme ignoranza politica credevo che in questa situazione fosse stato Iorio a tirar dentro le quote rosa di “Fratelli d’Italia” per poi accendere una trattativa con Toma. Avevo sbagliato tutto, forse sono rimasto al 1978 come concezione politica.
In pratica succede che nel pomeriggio la consigliera Calenda (motu proprio) propone a Toma, oppure Toma propone alla Calenda, questo lo sapremo solo in una puntata di Alberto Angela che andrà in onda il 16 marzo del 2428, ma io non ci sarò, spero che voi tutti invece si, propone, dicevo, di prendere il posto di assessore di Michele Marone. Ricordiamo che Marone era assessore esterno chiamato a sostituire Mazzuto, altro assessore esterno voluto, come Marone, direttamente da Salvini. Si vede che il lavoro in Molise sta estremamente a cuore a Salvini.
Riprendendo il discorso: La consigliera Calenda viene nominata assessore, quindi ha diritto ad un “aumento di stipendio” di circa tremila euro al mese, alla macchina con autista che la mattina andrà a prenderla a casa per portarla in assessorato, e ricondurla la sera a casa, e fondi da gestire per lo svolgimento della sua politica e la sua gestione dell’assessore al lavoro. Ovviamente tutto questo non è a disposizione solo dell’assessore Calenda, ma di tutti gli assessori regionali.
Fatta la nomina, revocata la firma della Consigliera (nel frattempo divenuta assessore) sulla sfiducia al Presidente Toma. Di tutto questo sono sicuro che Toma non abbia nominato la Calenda assessore per salvare la sua di poltrona, lui ha sempre detto che a fare il Presidente della Giunta Regionale ci rimetteva, ma credo possa sembrare brutto dare le dimissioni. Poteva approfittare della sfiducia per cavarsi d’impaccio e tornare a fare il Libero Professionista ed il docente, ma io non sono Toma per decidere cosa fare. Intanto il neo assessore Calenda si è precipitata a diffondere una nota ben articolata (scritta benissimo ed in poco tempo.
Non è che la tenesse già pronta?) nella quale pur ricordandoci del periodo triste che stiamo vivendo ha accettato il grande onore di gestire un assessorato regionale e farlo con tutte le sue forze. Formale ma lecito come discorso. Giova ricordare, però, che la consigliera Calenda, insieme anche alla sua collega di (doppio) partito Romagnuolo, ha sempre criticato l’operato della Giunta Toma.
Anzi a livello di dibattito politico la Calenda e la Romagnuolo spesso sono state più cattive politicamente dell’opposizione in Consiglio Regionale, e ieri ed oggi abbiamo capito il perché: tutte e due miravano al posto di assessore, solo che la Calenda deve aver chiamato Toma (oppure ha telefonato Toma) prima della collega e quindi ha soffiato il posto. Oggi, chiaramente, sono volati gli stracci tra le due consigliere che miravano alla stessa poltrona. Ma si sa una poltrona non può essere per due, tranne che per il classico film di Natale con Eddie Murphy.
Avuta, acchiappata, agguantata, la nomina rientrata immediatamente l’opposizione alla giunta Toma da parte del consigliere Calenda, scatta la guerra delle consigliere per essere l’alfiere della quota rosa. Si perché non tutti “i rosa” sono rosa e quindi scatta la guerra. La consigliera Romagnuolo ha disconosciuto la nomina della Calenda asserendo che la Calenda “non rappresenta me e le donne in Giunta”. Visioni politiche che, probabilmente sarebbero state reciproche o giù di lì.
La cosa che mi dispiace, comunque, è assistere a panni sporchi lavati in pubblico. Le contrapposizioni politiche sono sempre esistite, ma oramai sono finiti i partiti ed hanno annullato il dibattito politico. Di conseguenza la politica è diventata solo una preziosa, per loro, presa di posizione. Una presa di posizione che deve servire solo alla gestione dei rapporti per centrare l’obiettivo della rielezione. Nel frattempo il nulla cosmico. Ed è proprio questo nulla cosmico che ci porta ad avere una classe politica come questa, un Consiglio Regionale che viene utilizzato a proprio uso e consumo da persone per raggiunger e uno scopo e non per fare il bene di questa regione e per farla crescere.
Dopo questa “alta” pagina di politica consumata proprio nel giorno dell’anniversario del rapimento di Aldo Moro con l’eccidio della sua scorta, spero che il Molise cambi rotta. Hanno voluto cambiare assessore, hanno fatto bene o male si vedrà, come pure si vedrà che di questo Consiglio Regionale sarà rieletto nel 2023. A proposito di duemilaventitre, ad oggi mancano circa tre mesi che moltiplicati per 13.500 euro mese fanno praticamente 405.000 euro che non avrebbero incassato i consiglieri in caso di sfiducia al Presidente Toma. E secondo voi ”Tafazzi” abitava qui?
Grazie dell’attenzione a questo scritto vi saluto cordialmente con uno statevi arrivederci sempre più pieno di speranza, che si può riassumere parafrasando il Maestro Dall’ Orta in: “noi speriamo che ce la caviamo”.
Franco di Biase