In quel tempo, che era un tempo di comunicazione immediata, non sempre le notizie arrivavano in maniera solerte. Anzi forse proprio perché i tempi erano di collegamento immediato le notizie alle volte si perdevano.
Erano i tempi in cui per darsi un tono qualcuno usava dire: “diamine, lo so per averlo letto su internet!”. Poi gradualmente internet si tramutò in Facebook o qualsiasi altro social, ed a quel punto si avverò la “profezia” di Umberto Eco: “Internet ha dato voce a legioni di imbecilli”. In un primo momento sembrò un’offesa nei confronti di tutti, ma poi riuscimmo a capire chi erano gli imbecilli.
In effetti in un primo momento della diffusione di internet, quando i giornali erano gratuiti online si aveva un vantaggio nell’usare la rete, poi scoprimmo che quando una notizia veniva postata su internet era diventata vecchia, figurarsi quando finita sui giornali o in televisione ….
Andando avanti verrebbe da pensare alle nefandezze che si leggono sui social, diventati oramai la vera quintessenza dell’informazione dei nostri giorni. Ci sono persone convinte che leggere qualcosa sui social sia informazione, ma se non si conosce la fonte, nel senso di affidabilità, che senso ha dire che siamo informati?
Io non riesco a capire, ma sono molte le cose che non capisco, mica solo questa. Comunque su questa varrebbe la pena fare una profonda riflessione: per esempio, quale strumento poteva essere migliore per riuscire a sapere cosa successe veramente quel 15 maggio del 2021 quando il Presidente Toma, unitamente ad un suo collaboratore / consulente decise di pranzare in un ristorante a Campobasso. Complice la pandemia e le restrizioni sanitarie del caso, i due furono costretti a pranzare all’aperto, al pubblico ludibrio del popolo “campobassese”.
Fermo restando che, ripeto per averlo già detto, non approvo minimamente quello che i due ragazzi, o uno dei due ragazzi, avrebbero detto/fatto, usando (io) per formazione mentale e politica mezzi democratici e rappresentativi per manifestare il mio dissenso, mi incuriosirebbe conoscere l’epilogo della storia.
In maniera salomonica la Digos ha chiuso le indagini non potendo agire per prognosi inferiori ai venti giorni (t’hanna sfraffà veramente e sanghe) e la parte che dovrebbe/potrebbe essere lesa, uno dei due ragazzi, il meno veloce della coppia ha deciso di non adire le vie legali.
In altri tempi le opposizioni avrebbero invocato leggi, documenti, carte costituzionali e regolamenti per far sapere a tutti, (urbi et orbi direbbero da Piazza San Pietro) per scoprire le COLPE POLITICHE dell’accaduto.
Reagire in maniera manesca ci hanno sempre insegnato che non è cosa buona, ma qualcuno ha sempre sostenuto che: “chi ralle pe prime ralle du vote e le mazzate so sempe dispare) ma far passare la cosa in silenzio, da un punto di vista politico, è cosa assai grave.
Non si tratta di capire quale cilicio dover utilizzare per chi si è comportato male, interessante sarebbe scoprire perché e per come quello che veramente sia successo quel giorno in Via Roma.
Una domanda potrebbe sorgere spontanea: il ragazzo non ha voluto fare alcuna denuncia, forse per non impelagarsi in un processo con notevole dispendio di energie e di soldi. La domanda: le opposizioni in Consiglio Regionale si sono chieste se poteva essere il caso di sostenere il ragazzo da un punto di vista di tutela legale, affrontando anche la necessaria raccolta di fondi per pagare le parcelle degli avvocati che potrebbero difendere il giovane ritengo e spero prossimo querelante.
Ho sentito dire che la querela di parte scade come fosse uno yogurt, non so dopo quanti mesi non sia più possibile fare querela, ma io e forse anche molti altri, se fosse una questione di soldi potremmo anche raccogliere biglietti da dieci euro per pagare la parcelle.
Ovviamente, ribadisco, io ne faccio solo una questioni di carattere politico, non penale o civile, solo politica. Torneremo a votare nel 2023, dobbiamo necessariamente sapere chi merita la nostra fiducia.
Affranto me sempre speranzoso nella democrazia in tutta la nazione italica, vi saluto con affetto e stima con il solito: statevi arrivederci.
Franco di Biase