Questo scritto potrebbe tranquillamente iniziare con. “… questa è la storia di uno di noi, anche lui nato …” ad un certo punto il mitico molleggiato canta del ragazzo della via Gluck che torna nel palazzo di periferia e “dove c’era l’erba ora c’è una città …” parla del ragazzo che è andato via ed ha fatto fortuna. Anche io ho un amico così, una persona che a quattordici anni litigò con il padre perché non voleva più andare a scuola, nel suo curriculum scolastico brillava una bocciatura in seconda media ed il padre gli disse che se non voleva andare a scuola non poteva più stare in casa. Fu così che il mio amico Asdrubale, nome di fantasia, dormì per un settimana in garage, che non era un garage, in effetti, era più che altro un portico ma almeno non ci pioveva ed era sicuro. Allora non c’erano cinghiali in giro. Il nostro amico quattordicenne dalla contrada dove abitava “andava a Campobasso”, noi di campagna “andiamo a Campobasso” non ritenendo la città parte integrante della nostra quotidianità, andava, dicevo, a cercare lavoro. Nu “scauzielle e quattordece” che chiedeva lavoro. Il primo lavoro fu da un carrozziere. Il padre complottò con il carrozziere, suo amico, ed Asdrubale scartavetrò per una settimana una Fiat ottocentocinquanta in “cambio” di duemila lire. A quei tempi un pacchetto di sigarette (rigorosamente MS, costava trecento lire) ed Asdrubale il lunedì non andò a lavorare.
Lo scopo del padre, ovviamente, era farlo desistere dalla sua volontà di lavorare e farlo andare a scuola. Ma Asdrubale, anche adesso, per carità, era capa tosta.
Dopo il carrozziere trovò lavoro come apprendista da un barbiere. Allora si usava fare l’apprendista dal barbiere. Era il periodo di: “ragazzo spazzola”. A quel “richiamo” Asdrubale doveva scattare e spazzolare le spalle della giacca del cliente di turno.
Era passato di duemila a quattromila lire a settimana Asdrubale nel suo lavoro da “apprendista spazzolatore”di campobassesi, conobbe un signore che aveva un’attività artigianale e che, vedendolo vispo e “ficchiarielle”, anche se sempre con la massima educazione, gli propone di andare al lavorare con lui, nella su attività artigianale. Il barbiere gli dava ottomila lire e settimana, il “dottore” gli offrì cinquantamila lire al mese. Una specie di terno al lotto. Asdrubale non ci pensò due minuti e lasciò il posto di il “ragazzo spazzola” senza dire niente al barbiere, tanto che: “signora ma vostro nipote che fine ha fatto?” chiese il barbiere alla nonna del nostro amico incontrandola casualmente per strada. Il nostro amico aveva iniziato quella che sarà la sua vita professionale vera, costellata, come vedremo, di successi e soddisfazioni.
L’impresa artigiana del “dottore” andò male e, per farla breve, i suoi dipendenti la rilevarono portandola ad in livello alto di capacità e qualità produttiva. In questa “araba fenice” della pelletteria si era creato una specie di consiglio di amministrazione con le persona più capaci e più esperte e, ovviamente, Asdrubale ne faceva parte a pieno titolo. Il core business della loro azienda era la pelletteria e per questo diventarono fornitori anche dell’Ittiere.
I fratelli deus ex machina dell’Ittierre ebbero a conoscere il nostro Asdrubale che insieme ai suoi colleghi-amici riforniva la multinazionale … allora multinazionale.
Tutto bene. Successe poi che uno dei fratelli dell’Ittiere telefonò in azienda cercando di Asdrubale. Non c’era, era a Milano per una fiera campionaria e sarebbe tornato dopo qualche giorno. Non esistevano i cellulari e da Isernia uno dei fratelli tuonò: “appena torna gli voglio parlare”.
Quando ci si sente dire una cosa del genere, da un cliente primario dell’azienda, umanamente, non si pensa mai a bene, ed i colleghi si iniziarono a chiedere cosa fosse successo tra la loro azienda, oramai cresciuta e la multinazionale, avendo paura che si potesse mettere in gioco il contratto di fornitura e per loro sarebbe stata una iattura. A farla breve appena tornato da Milano Asdrubale corse ad Isernia per cercare di capire quale fosse il motivo della telefonata e, tremante come una foglia al cospetto dell’amministratore, si sente dire: “voglio che tu venga a lavorare con noi nella nostra multinazionale”. Asdrubale tra il compiaciuto, l’incredulo ed il dubbioso, ne parlò con il colleghi della società che aveva fatto nascere e decise di andare a lavorare per questa società immensamente grande …. allora.
Da semplice operaio nella sua società di provenienza, con i “soli” quattro anni di scuola media, ah no, anche le elementari, il nostro amico Asdrubale nel corso degli anni di sopravvivenza della società multinazionale unendo la sua caparbietà alla sua forza di lavoro ed alla sua volontà ferrea, scala il vertice della società ed arriva ad essere il direttore delle produzioni esterne.
In pratica gli davano, per esempio, due tir di stoffa, oppure solo i soldi per comprarla il modello creato dallo stilista, e lui doveva sovrintendere alla realizzazione del prodotto finito occupandosi di trovare i laboratori che potessero realizzare il capo al prezzo migliore ed alla qualità eccezionale. Doveva impostare le linee di produzione nei laboratori secondo i diversi capi di abbigliamento, adattare le capacità di ogni laboratorio all’esigenza della ultnazionale, seguendo ed ispezionando i laboratori durante tutta la fase produttiva. Mica pizza e fichi!
Il nostro amico ha passato trenta anni della sua vita viaggiando da un capo all’altro del mondo per trovare e seguire i laboratori e la produzione. Finita la società molisana Asdrubale ha girato l’Italia continuando a fare il suo lavoro di direttore della produzione di altre multinazionali, ovviamente nello stesso settore.
Mi è piaciuto raccontare, seppure per sommi capi, la storia del mio amico Asdrubale per dire che anche in Italia, se ci si riesce, si può avverare il “sogno americano” e che la maramaldata di togliere il reddito di cittadinanza, su cui io nutro molti dubbi, alle persone che non hanno la terza media è una vera porcata classista degna solo di un governo di destra.
Di altri aspetti di questa legge di bilancio ne parleremo un’altra volta. Per adesso statevi arrivederci, mi ha chiamato Asdrubale e stiamo andando a prendere un caffè.
Franco di Biase