La prima volta che ho utilizzato un bancomat era il 1986, la colpa non è di nessuno, solo della mia data di nascita. Allora utilizzare il bancomat era un qualcosa di avveniristico e spettacolare, con una carta di plastica che sembrava la figurina della pubblicità di una crema per capelli uscivano i soldi da una malefica/benefica macchinetta. Poi arrivarono i pos (point of sale) che sempre con la “magica” carta ti permettevano di portare via merce dai negozi e di uscire “senza pagare” dai ristoranti.
Le prime “storie” sulle commissioni delle operazioni, specie con la carta di credito iniziarono a venir fuori durante i saldi degli anni 80. I commercianti si lamentavano di dover pagare le commissioni sulle operazioni di vendita per i loro clienti in periodo di saldi. In verità le lamentele furono “geografiche”, concentrate più al sud. Siamo lamentosi di natura.
Non voglio entrare in alcun conteggio di tipo commissionale perché ogni cliente , anche della stessa banca, potrebbe avere commissioni diverse sull’incasso del controvalore della merce venduta e pagata con transazioni elettroniche. Un aneddoto: negli anni 80 i prelievi con la carta di credito, bancomat non esistevano, si facevano esclusivamente in banca. In uno sportello bancario del Molise un impiegato che “conosceva le lingue” ebbe a dire con un canadese che l’operazione di prelievo non era possibile: “parce que la machine s’è ingrippè”. Cose che succedevano allora con una tecnologia agli albori. Come la conoscenza delle lingue del bancario buontempone.
Andiamo avanti.
Le commissioni sulle operazioni in genere sono a carico dei commercianti, i clienti, tranne se non prelevano da sportelli diversi da quelli della propria banca, non pagano commissioni e spese.
Le spese che pagano i commercianti, siccome sono spese inerenti l’attività commerciale, scusatemi la ripetizione, sono soggette, le spese, ad essere portate in deduzione dal commerciante. In pratica il commerciante, ma il lavoratore autonomo in genere, gli è consentito di considerare che il suo reddito non sia quello complessivo, ma a quello vanno dedotte le spese bancarie, ivi comprese le commissioni sulle operazioni fatte con bancomat e carte di credito. Potremmo dire, alla fine, che il commerciante le commissioni sulle operazioni con carte le anticipa, ma che le stesse spese gli verranno ristorate in sede di dichiarazione dei redditi. Scusatemi se sono stato semplicista. Comunque, per chi voglia approfondire ecco il link http://www.commercialista-posadinu-sassari.it/2015/02/la-deducibilita-delle-spese-relative-al.html
Passiamo ora a parlare delle tasse da pagare, argomento sempre ostico e terribile. Nella mia vita mi è capitato di fare sia il dipendente che il lavoratore autonomo. Quando ho fatto il dipendente usavo dire che ero una persona fortunata, una persona che non pagava tasse per il fatto che mi soffermavo solo alla casella in basso a destra della busta paga.
Tralasciavo le altre caselle per non avere nessuna sincope.
Ora da lavoratore autonomo le tasse le vedo direttamente, ma questo è altro aspetto. Io personalmente, devo dire, sono un autonomo “particolare”, mi occupo di consulenza da oltre 25 anni ma la mia società non mi bonifica un centesimo se non emetto fattura. Ma andiamo avanti e passiamo alle vere note dolenti: le tasse!
Con la legge di bilancio, la prima legge di bilancio dell’era Meloni (anno 2022, anno I) il Governo ha messo mano agli scaglioni Irpef portando la flat tax ad OTTANTACINQUEMILAEURO, e vediamone le conseguenze:
un autonomo con un reddito di 85.000 euro annui pagherà al fischio, dopo essersi calato un bel fiasco per festeggiare, la somma di euro: 3.825. un altro italiano con un reddito da lavoro dipendete e/o pensionato pagherà, invece 30.706, da dipendente e 30.906 da pensionato.
In soldoni mentre l’autonomo potrà contare su un reddito mensile di 6.493 euro netti al mese, il dipendente potrà avere a sua disposizione 4.515 ed il pensionato di 4.508.
Posso concordare con il fatto che il rischio d’impresa esiste per gli autonomi e non per i dipendenti, ma questo fa a cazzottoni con la nostra Costituzione che specifica che ognuno deve pagare le tasse secondo la propria capacità.
In conclusione: un lavoratore autonomo che versa 26.941 euro in meno di un lavoratore dipendente non può pagare le commissioni del pos perché sono care?
Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri, considerando che un autonomo le spese e le commissioni bancarie le porta in deduzione, considerando che paga 26.941 euro in meno di un dipendente, mi spiega, per favore, perché in televisione ha avuto il coraggio di dire: “… nessuno farebbe piacere di pagare di più di quello che è il prezzo di acquisto”? Volendo dire: se ad un commerciante accreditano sul conto corrente una cifra inferiore a quella dello scontrino è come se il cliente si vedesse addebitato in conto un importo maggiore di quello speso?
Non è così e l’ho spiegato sopra.
Tranquilli, ora, che con il limite del contante portato a diecimila euro la mattina potremo uscire di casa e fare le nostre commissioni con più tranquillità e maggiore parsimonia. Vedendo i soldi che finiscono spenderemo di meno e così risparmieremo.
Come dite? Ci sono persone che non hanno diecimila euro sul conto corrente ed alcuni di loro hanno votato questo Governo? A questa domanda non trovo risposta, me ne scuso!
Chiedo scusa, ancora, ma non sapendo disegnare mi sono dovuto allungare nelle scrivere.
Saluti e baci a tutti, statevi arrivederci.
Franco di Biase