Riceviamo e pubblichiamo
OGGETTO: richiesta di modifica del Piano Regolatore del Comune di Ripalimosani.
Il Comitato IMU RIPALIMOSANI – ORGANIZZAZIONE NON LUCRATIVA DI UTILITÀ SOCIALE, nato per difendere e tutelare i diritti sul possesso dei beni patrimoniali, si rivolge all’Amministrazione Comunale.
PREMESSO
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che nell’anno 2008, l’Amministrazione del Comune di Ripalimosani ha modificato il Piano Regolatore e determinato il valore venale dei terreni con delibera del Consiglio Comunale;
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– che annualmente il Consiglio Comunale aggiorna il valore venale dei terreni in base all’indice ISTAT; – che i possessori dei terreni della zona industriale di Ripalimosani sono assoggettati ad accertamento IMU da parte del Comune stesso per l’anno d’imposta 2012, con la premessa di prospettare l’attività ispettiva anche per gli anni seguenti;
CONSIDERATO
- – che nella zona D1 commerciale-artigianale in Contrada Serre non è stato implementato alcun piano attuativo e realizzata alcuna edificazione, ma di fatto si tratta di terreni produttivi di reddito agricolo: i possessori coltivano ortaggi e curano i propri frutteti esistenti e, per la maggior parte, vengono seminati dall’imprenditore agricolo inserito nella stessa zona D1 e quindi strumentali per la propria azienda;
- – che nella zona D4 con destinazione industriale in Contrada Pesco Farese sono stati avviati piani di lottizzazione e realizzati edifici, lavori poi interrotti dalla stessa impresa costruttrice per l’assenza di domanda di nuova edificazione e la mancanza della propensione all’investimento;
- – che nella zona D4 in Contrada Pesco Farese i cittadini che hanno permutato il loro terreno con l’impresa costruttrice in cambio di un edificio ad uso industriale-commerciale per anni, anche se tali edifici risultavano vuoti, hanno adempiuto al pagamento IMU grazie all’aiuto dei propri familiari e ai risparmi messi da parte;
PRESO ATTO
– che l’impresa costruttrice proprietaria del terreno lottizzato e di una serie di capannoni, alcuni dei quali rimasti sfitti, riesce ad adempiere all’IMU grazie al fitto dei restanti capannoni e a risorse che derivano da altre fonti di investimento, evitando il fallimento; – che alcuni cittadini fortunati sono riusciti a fittare gli edifici ad uso industriale-commerciale, seppur a prezzo di costo, ma c’è ancora chi non riesce a trovare affittuari o acquirenti e comunque deve assolvere al pagamento IMU senza averne capacità contributiva;
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– che i contribuenti impossibilitati nell’adempiere per insufficienza di risorse si imbatteranno nell’iter procedimentale dell’Agenzia delle entrate-riscossione, in quanto al mancato pagamento della cartella esattoriale, procederà al recupero forzato nei confronti non solo dei cittadini, ma anche dei coobbligati. In primis, il pignoramento del conto corrente sul quale i possessori hanno accantonato i risparmi di una vita, e comunque non sufficienti alla regolarizzazione dell’imposta. I cittadini verranno privati di ogni disponibilità monetaria che sarebbe potuta necessitare per le emergenze della propria persona. Il pignoramento interesserà inoltre una percentuale dei redditi di lavoro dipendente e di pensione sia che gli accrediti avvengano sul conto corrente, sia presso il datore di lavoro o in capo all’ente previdenziale. Ancora, l’agente della riscossione avrà la possibilità di iscrivere ipoteca sui beni immobili dei cittadini e poi procedere all’espropriazione forzata dei beni stessi. Pertanto, i possessori di terreni edificabili che hanno con tanto sacrifico realizzato un immobile su di esso e hanno per anni adempiuto al pagamento IMU si vedranno prima ipotecare e poi espropriare dello stesso. Invece, i possessori che detengono altri immobili dove da decenni svolgono attività commerciale, in cui riescono a stento ad adempiere regolarmente a tutte le imposizioni, saranno privati non solo dello stabile ma della possibilità di lavorare, possibilità che verrà tolta anche ai propri figli che continuano l’attività di famiglia. Inoltre, ai cittadini nessuna azione è consentita per salvaguardare ciò che gli rimane poiché l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha la facoltà di revocare l’atto di vendita o di donazione posto in essere;
CHIEDE
– di ripercorrere le ragioni che hanno portato ad attuare il piano regolatore alla luce della situazione odierna e fare un confronto tra quanto fu programmato nell’anno 2008 e quanto è stato compiuto oggi, riconoscendo di aver prefigurato un piano non conforme alla realtà odierna e tornare sui propri passi; – di prendere atto della realtà economica e sociale che si sta attraversando in cui non c’è crescita demografica, non c’è domanda di mercati per nuova edificazione, non c’è propensione all’investimento, ma solamente una crescita del tasso di disoccupazione ed un generale impoverimento della popolazione; – di parlare di servizi ai cittadini, di recupero del patrimonio inutilizzato o dismesso, di risparmio del suolo, di difesa e riconversione della vocazione agricola, di tutela ambientale e farsi portavoce di tali iniziative che devono partire dal basso, dalla più piccola cellula governativa, che è quella più vicina ai fabbisogni dei cittadini; – di prendere consapevolezza che le scelte urbanistiche, le quali sarebbero dovute essere nell’interesse della comunità, hanno finito solamente per lederla moralmente ed economicamente. Le prescrizioni di zonizzazione attuate dal Comune nel delineare limiti e caratteristiche delle edificazioni hanno prodotto pregiudizio concreto ed attuale ai cittadini;
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– di modificare le linee programmatiche del piano regolatore in relazione alla proposta avanzata dai possessori dei terreni della zona D1 in Contrada Serre, i quali esprimono la loro volontà di essere sempre stati considerati come possessori di terreni agricoli e tornare a classificare l’area come tale ed eliminare il regresso impositivo, poiché un accanimento del territorio attraverso l’urbanizzazione selvaggia, generatrice dell’ennesima colata di cemento, sarebbe solo da considerarsi un’azione irresponsabile; – di modificare le linee programmatiche del piano regolatore in relazione alla proposta avanzata dai possessori della zona D4 in Contrada Pesco Farese, i quali chiedono di apportare la diminuzione nella valutazione del valore venale dei terreni e la possibilità di concedere delle attenuanti atte a soccorrere i contribuenti per l’adempimento IMU, al fine di evitare un collasso impositivo anche nell’eventuale caso di successione; – di prendere coscienza delle conseguenze che ci saranno nel caso in cui non proceda ad apportare una repentina modifica allo strumento urbanistico.
In allegato, si producono i verbali di assemblea con cui il Comitato dimostra la buona fede dei contribuenti per il mancato versamento IMU; palesa l’inattendibilità del valore venale per ciascun anno d’imposta assegnato ai terreni dalla delibera Comunale; e illustra la crisi che ha colpito profondamente il settore immobiliare nell’ultimo decennio.
In attesa di un riscontro favorevole alla nostra richiesta.
Cordiali saluti.
Ripalimosani, 11 febbraio 2018
IL COMITATO