Non è nostro costume tornare su argomenti già trattati, perché potrebbero stancare il lettore, ma l’argomento è nuovamente in cronaca. Una cronaca che ci racconta come c’era una volta Campobasso la città giardino oggi lontana nei ricordi di chi ha i capelli brizzolati o avanti con gli anni. Prendiamo spunto dallo stato di abbandono della collina Monforte, al centro di una nuova iniziativa di Fare Verde che si è armata di santa pazienza e soprattutto di badili, picconi, pale e buste e l’ha ripulita. Luogo ferito a morte. Vittima di deturpazione e incuria selvaggia del verde, letteralmente invasa da ciarpame e immondizie, risorsa rara, che ha permesso, prima dell’assalto devastante di persone che pensano di poter scaricare indisturbati i rifiuti senza alcun riguardo per l’ambiente di poter avere un privilegio che altre realtà non hanno: vivere la città senza avere alcun problema; questo era Campobasso e soprattutto i polmoni verdi. Una città che nonostante tutto è ancora a dimensione d’uomo. Potremmo fermarci qui e cedere in silenzio le conclusioni ai fatti anche perché sono talmente palesi che si commentano da soli. Invece no, vogliamo capire se ci sono colpe e di chi sono; anche se sappiamo in partenza che non avremo risposte. Troppe volte abbiamo testimoniato il degrado. Troppe volte ci siamo dovuti scontrare con chi dice di fare il bene della città; ecco perché abbiamo voluto dare spazio a quello che rimane di questi angoli di verde cittadino. Luoghi che rimarcano, qualora necessiti come il lassismo e la non curanza si sono impossessati interamente di Campobasso, che ha assunto l’aspetto di un “clochar”. Uno di quei “barboni” che s’incontrano agli angoli delle strade in attesa di elemosina che purtroppo sono poca cosa per far ritornare lo splendore di un tempo. Una città che si faceva vivere a fondo entrandoti dentro con il garbo di chi sa di non avere nulla da offrire se non se stessa; questo era il lato pulito della ex città giardino che rischia, tra l’altro, di essere cancellata dalla geografia geopolitica e amministrativa. Una città che non esiste più se non in rare fotografie ingiallite e relegate in qualche cassetto o appese al muro a impolverarsi pronte a essere spolverate soltanto in rare occasioni che, visto i risultati, alquanto disarmanti è meglio affidare a quello che fu, il che non guasta visto i risultati alquanto catastrofici e soprattutto sconcertanti.
Massimo Dalla Torre