Coldiretti al Prefetto di Campobasso: Urgono provvedimenti immediati per salvare aziende agricole e zootecniche

L’aumento esponenziale ed incontrollato della fauna selvatica sta distruggendo il settore primario. E’ questo, in estrema sintesi, l’ennesimo grido dall’arme lanciato dalla Coldiretti Molise che su questa emergenza ha inviato una specifica nota al Prefetto di Campobasso, Michela Lattarulo. Analizzando la problematica a 360 gradi, l’Organizzazione chiede all’Ufficio Territoriale del Governo di “valutare l’opportunità di convocare un Tavolo tra Prefettura, Regione Molise, Ispra e Corpo Forestale dello Stato, sull’emergenza ungulati e predatori in Molise”.

Partendo dal presupposto che il settore primario sta vivendo una gravissima situazione di crisi, l’Organizzazione, nella missiva di cui trattasi, a firma del Presidente regionale, Claudio Papa, e del Direttore regionale, Aniello Ascolese, sottolinea il “grave stato di esasperazione, sempre più crescente, tra gli agricoltori della nostra regione a causa dell’emergenza cinghiali e delle predazioni da lupo”. Uno stato di cose che, “…nonostante le sollecitazioni verbali e scritte – continua la nota – ai nuovi rappresentanti del Governo regionale, Presidente ed Assessore all’Agricoltura, al fine di avviare un confronto tra le parti nonché mettere in campo le azioni di contrasto possibili, non ha sortito alcun riscontro”.

Una situazione paradossale, quella venutasi a creare, dal momento che le cronache quotidiane riportano notizie di devastazioni alle colture, incidenti stradali, attacchi alle persone da parte dei cinghiali, atti di predazione dai lupi a danno di animali di allevamento e da compagnia con serie minacce all’incolumità pubblica; l’ultimo episodio in ordine di tempo si è verificato pochi giorni fa nelle campagne di Limosano dove un agricoltore ha rischiato la vita a seguito dell’aggressione da parte di un grosso cinghiale.

“Evidentemente – afferma Ascolese nella lettera – ciò ancora non basta, si sta forse aspettando che avvenga l’irreparabile”. Il numero dei cinghiali in regione è arrivato a circa 40mila e in rapida ascesa è anche quello dei lupi, dei cervi e dei caprioli. Per arginare questo, che potrebbe essere definito un vero flagello, Coldiretti Molise ha scelto da anni la via istituzionale, agevolando azioni di contrasto alla fauna selvatica che mirino alla salvaguardia delle specie ma allo stesso tempo garantiscano la possibilità per le imprese agricole di lavorare e produrre, così come risulta possibile per ogni altra categoria produttiva.

“Coldiretti Molise – sottolinea il Presidente Papa – è fermamente convinta che solo le Istituzioni siano in grado di sbrogliare questa intricata matassa legislativa, a cui si aggiungono molteplici attori con interessi a volte contrastanti, ma sta di fatto che l’unico a subirne le conseguenze è, purtroppo, l’imprenditore agricolo”.

“La misura crescente dei danni causati dalle predazioni di lupi ed ibridi, oltre che dagli ungulati, cinghiali cervi e caprioli – prosegue Asolese nella missiva – stanno uccidendo lentamente in particolare gli allevamenti zootecnici nella nostra regione e con essi la cultura e le tradizioni ancestrali che hanno modellato i nostri territori attraverso i secoli, vedendo impegnate numerose generazioni di famiglie molisane. Gli indennizzi, per quanto importanti – osserva il Direttore della Coldiretti – non possono essere la soluzione perché sono irrisori rispetto al reale danno subito dalle imprese agricole e zootecniche”. 

Per questo Coldiretti ritiene che “la soluzione sia da ricercarsi in un piano di gestione degli ungulati e dei predatori a tutela degli allevatori, la cui attività alimenta una fetta importantissima dell’economia agroalimentare del nostro territorio. In quest’ottica non bisogna considerare solo la zootecnia e gli allevamenti ma anche l’industria casearia, molto diffusa in Molise. In regione c’è, infatti, in gioco il destino di 1200 stalle da latte che producono circa 50mila tonnellate di latte, per un valore della filiera lattiero-casearia, che si attesta intorno ai 25 milioni di euro, coinvolgendo oltre 5000 addetti a monte a valle della produzione”.

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