Cisl Poste: si priva l’intero tessuto imprenditoriale e sociale di un asset fondamentale, di un importante volano di crescita e sviluppo

Il Segretario Interregionale della CISL Poste Antonio D’Alessandro, nel suo intervento all’incontro tenutosi con tutti i lavoratori postali , racconta: nel 2017, in assenza delle dovute consapevolezze da parte della politica, del Governo, delle Istituzioni, dell’intera Società, arrivano a compimento quelle dinamiche di cui noi della CISL Poste ci occupiamo da tempo e contro cui lottiamo.
Dopo un primo collocamento in borsa di una quota minoritaria del capitale di Poste Italiane, continua a prospettarsi un ulteriore collocamento sul mercato di circa il 30% delle azioni che porterà lo Stato sotto la soglia, anche psicologica, del 51%, con la restante parte di proprietà azionaria nelle mani di Cassa Depositi e Prestiti.
Il quadro regolatorio del settore assumerà contorni più definiti, in quanto verrà meno anche l’ultimo pezzo di riserva, le notifiche a mezzo PTL; le scelte strategiche di Poste Italiane, definite nell’ultimo Piano Industriale presentato dall’Amministratore Delegato, produrranno appieno i loro effetti, a partire dalla finanziarizzazione degli Uffici Postali e della Divisione Mercato Privati. Su di noi e sulla CISL Poste, sigla da sempre di gran lunga maggioritaria e tradizionalmente influente per le scelte di politica aziendale, grava il compito di affrontare il difficile tema del riposizionamento nei confronti dell’operatore postale, oramai quotato in borsa, e delle sue decisioni strategiche, nella consapevolezza comune che la scelta di collocare quote consistenti di capitale sociale di Poste Italiane ripercorre in maniera fedele le esperienze poco edificanti già raccontate in passato, risulta priva di un qualsiasi progetto industriale e soprattutto trascura gli impatti sociali connessi, interni ma soprattutto esterni alla stessa Azienda Postale. Si priva infatti l’intero tessuto imprenditoriale e sociale di un asset fondamentale, di un importante volano di crescita e sviluppo.
Queste questioni – continua Antonio D’Alessandro – sono ignorate solo dalla miopia dei politici, che nelle loro decisioni sono influenzati dai poteri forti e rispondono alle esigenze della sterile economia e delle lobbies. Così, mentre in tutta Europa i Governi programmano interventi di politica industriale coinvolgendo le grandi imprese a loro disposizione, in Italia tutto questo non accade.
Un mera operazione di cassa – conclude il Segretario della CISL Antonio D’Alessandro -, di natura puramente ragioneristica, finalizzata ad ottenere una manciata di danaro fresco, per dimostrare al mondo la capacità di riduzione dello stock di un debito pubblico oramai fuori da ogni genere di controllo, unitamente alla volontà di finanziare progettualità che nulla hanno a che fare con gli interessi generali del Paese, quello sano, che lavora e produce. I noti piani di salvataggio di talune banche, quelle dalla finanza disinvolta, pur di agevolare favori ad appannaggio delle solite oligarchie economiche e finanziarie, impongono sacrifici pesanti, spalmati sull’intera collettività.

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