CISL Poste: è in gioco il destino lavorativo di Poste Italiane, quello di oltre 140.000 lavoratrici e lavoratori

Nulla di nuovo, direbbero gli storici, l’economia e gli interessi dei poteri forti hanno sempre prevalso sulle esigenze del popolo, solo che adesso – lancia l’allarme il Segretario Interregionale della CISL Poste Antonio D’Alessandro – è in gioco il destino lavorativo di Poste Italiane, quello di oltre 140.000 lavoratrici e lavoratori, che non dovranno restare inermi rispetto allo scempio che si sta perpetrando ai danni di una un’impresa da sempre percepita come fondamentale nel Sistema Paese e di una realtà d’impresa alla base della stessa Azienda Italia.
A rischio il principio di UNICITA’ – precisa Antonio D’Alessandro -, ossia quel sussidio incrociato di risorse economiche che ha permesso ai segmenti produttivi a rischio redditività di sopravvivere nonostante le condizioni di un mercato contraddistinto da una lenta, costante crisi. Se nella divisione postale si dibatte ancora oggi su quale potrà essere un modello di sviluppo, è proprio grazie alla sopravvivenza di quel concetto di unicità per il quale SLP si è battuta in tutti questi anni, e per il quale continuerà a lottare nell’avvenire, a salvaguardia degli oltre 50.000 posti di lavoro ancora presenti nel settore Recapito.
A rischio c’è anche il principio di SOCIALITA’, mixato da oltre quindici anni con le ragioni di mercato, che ha consentito a tutti gli attori in campo, Sindacato e Lavoratori in primis, di accompagnare, con grande consapevolezza e senso di responsabilità, tutte le tappe di un riordino dei conti e delle strutture organizzative, nonché di centrare il perseguimento di obiettivi ambiziosi, impensabili ad inizio di percorso in un contesto nazionale in cui le conseguenze della crisi economica ed il tasso di disoccupazione rappresentano vere e proprie piaghe sociali, risultati concreti quali gli attivi di bilancio consolidati nel tempo, le politiche occupazionali e attive del lavoro, il mantenimento di un presidio operativo in ogni dove, fornendo servizi soprattutto alle fasce più deboli, marginali e periferiche dello Stato, consolidando quell’eccellenza d’impresa studiata ed invidiata nel panorama industriale di riferimento.
Tutto questo – afferma il Segretario CISL Antonio D’Alessandro – almeno sino all’insediamento di questo nuovo management ed il conseguente avvento di un nuovo approccio al modello strategico di impresa ed alla complessiva dinamica relazionale, col rischio di vanificare tutti gli sforzi sino ad oggi profusi sul fronte del risanamento. Le Relazioni Industriali di questi ultimi due anni sono scadute a livelli bassi, mai registrati in passato neppure ai tempi dell’era Passera, allorquando lo scontro, sia pur frontale, evidenziava tratti di idealità e di legittimazione reciproca delle parti, pur nelle diversità. Erano due modelli culturali di sviluppo a confronto, nient’altro. Oggi invece le strategie aziendali sembrano funzionali al solo intento datoriale di relegare il Sindacato ai margini dei vari processi al fine di meglio agevolare ogni decisione datoriale.
Purtroppo, però, – conclude Antonio D’Alessandro – i management passano, le storture invece restano e alla fine sono unicamente i Lavoratori a raccogliere i cocci causati da scelte sbagliate.

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