Nel Centro di ascolto Mobbing & Stalking della Uil Molise, sito in Via Conte Verde a Campobasso, la responsabile, dottoressa Carmela Amura, con la collaborazione dell’avvocato Celestina Terzano e della dottoressa Valeria De Rosa, psicologa, esamina le segnalazioni pervenute. La parola ricorrente è “dignità”. Una parola che è forse tra le più importanti nella vita delle persone. Non una parola qualsiasi, uno dei tanti lemmi della lingua italiana, ma espressione di valori profondi, che se rispettati, portano con sé tutto ciò di cui un essere umano ha bisogno. Parola che torna nei documenti fondanti di una Società. Parola usata da uomini che alla Società danno fondamento. “Senza lavoro non c’è dignità”…”l’Uomo trova la dignità nel lavoro”! Le parole del Papa ancora riecheggiano, si elevano e passano di bocca in bocca, come un grido che tenta di raggiungere le coscienze di chi viola tale valore. Un grido che vorrebbe raggiungere chi, detentore del potere e dei mezzi di produzione, pensa al lavoro solo come strumento per ottenere il proprio personale profitto e non come funzione sociale che serve allo sviluppo e all’evoluzione della comunità nel suo complesso e quindi di ogni individuo che ne fa parte.
Stiamo assistendo, impotenti, all’emigrazione disperata di individui che la dignità forse non l’hanno mai avuta, che pensano di trovarla sbarcando sulle nostre coste rischiando e, ahimè spesso, perdendo la vita.Catapultati in un mondo che a stento li tollera, contribuiscono, loro malgrado, a mandare a picco fin quasi ad annullarli, anni di lotte per la conquista di diritti che si pensava che ormai nessuno avrebbe potuto più negare.Diritto al lavoro, diritto alla conservazione della salute sul posto di lavoro, diritto alla non discriminazione, diritto ad una retribuzione equa che consenta al lavoratore un’esistenza “libera e dignitosa”. Enunciazioni che oggi rappresentano ormai “vuoti nomina”.
Il numero dei disoccupati supera o al meglio eguaglia quello degli occupati. Questi ultimi in moltissimi casi sono sfruttati, sottopagati e ricattati, perché sta passando il messaggio che in questo tempo di recessione avere un lavoro è un privilegio e non l’esercizio di un sacrosanto diritto. Pertanto non è consentito lamentarsi. “Questo è”, la classica frase pronunciata alle ormai sempre più timide proteste del lavoratore. Ce ne sono migliaia in fila ad aspettare, ed ogni volta le condizioni si abbassano e le pretese diventano preghiere. Il lavoratore è messo all’angolo, si sente piccolo, indifeso, costretto ad accettare condizioni che non condivide per poter “portare a casa il pane”. E allora se è il lavoro che dà dignità, deve esserci dignità nel lavoro. E non può essere la crisi economica o la mancanza di posti di lavoro, la giustificazione per abbassare il livello dei diritti. Primo fra tutti il diritto al rispetto della dignità. Così come il datore di lavoro ha diritto di ricevere la prestazione attraverso la quale realizza il suo fine.
E che dire del datore di lavoro pubblico, diventato ormai “il peggior datore di lavoro”, che denigra e ormai sfrutta i propri dipendenti. Lavoratori che sono al servizio dei cittadini catapultati, tutti indistintamente, nell’unica categoria di fannulloni e indicati quali responsabili del degrado della nazione. Tensione al ribasso dei diritti. Norme inique e vessatorie. Demansionamento, intimidazioni. Soggezione all’arroganza. Spinta al conflitto sociale attraverso una ingiusta e vessante campagna mediatica denigratoria. Lavoratori contro lavoratori per distrarre dal vero scopo che è quello dell’esternalizzazione dei servizi. Forse che un dipendente pubblico trasferito e sradicato dalla sua terra o peggio licenziato, lascerà il posto ad un disoccupato privato? No, sarà solo una vittima di un sistema ormai impazzito che offre all’opinione pubblica un capro espiatorio.
Il datore di lavoro pubblico, che per legge è stato assimilato a quello privato, ha rispetto a quest’ultimo una particolarità: non mette mano al suo conto corrente il giorno di paga! E quindi si consente comportamenti che non conducono all’aumento della produttività e dell’efficienza. Secondo l’ISPESL in Italia le vittime di mobbing sono un milione e mezzo e nella maggior parte dei casi le vessazioni si verificano nel mondo della Pubblica Amministrazione. Di fronte a tale recrudescenza del fenomeno, il Centro di ascolto Uil Molise, accoglie con speranza la proposta di legge di recente presentata per la previsione del reato di mobbing. Dopo l’approvazione della legge sullo stalking sarebbe un passo avanti, rispetto a tanta retromarcia, verso la difesa di diritti fondamentali dell’individuo. Nel frattempo, NOI CI SIAMO!
Centro di ascolto Mobbing & Stalking della Uil Molise: dignità e lavoro
Commenti Facebook