Riceviamo e pubblichiamo
CITTA’ DI CAMPOBASSO
Oggetto: intervento del sindaco in onore della festa di San Francesco d’Assisi
Buonasera a voi che numerosi partecipate alle celebrazioni religiose in onore di San Francesco, patrono d’Italia. Saluto e ringrazio il parroco Fra Luigi Pio Maria Chiarolanza e tutti i frati, che sono le braccia, le gambe ma soprattutto la testa di questa parrocchia che ha creato un legame indissolubile con il quartiere come con tutta la città. Una comunità allargata che vede in questi frati e in questa chiesa importanti punti di riferimento. Come indiscusso riferimento culturale è l’alta formazione offerta dall’istituto che qui trova la sua sede. In questa giornata in cui la Chiesa celebra San Francesco voglio che vi giunga tutto l’affetto che un altro Francesco, il nostro amatissimo pontefice che ho incontrato quattro giorni fa a Roma, conserva per questa città e per noi che lo abbiamo accolto il 5 luglio del 2014 con semplicità e profonda stima, sentimenti e valori che il Santo Padre non ha dimenticato. Il Papa tiene ben in mente Campobasso avendomi lui stesso raccontato alcuni aneddoti che lo legano a noi. Faccio mie le sue parole e raccolgo l’invito ad aprire le braccia ai migranti come agli ultimi che vivono nelle nostre periferie, che non abbandoniamo ma che anzi stiamo valorizzando attraverso una serie di interventi e facendo in modo che ogni zona della città abbia scuole e centri sociali, punti di aggregazione che fanno crescere il senso di appartenenza alla nostra realtà. Appartenenza che mi piace accostare all’accoglienza, un altro valore assoluto che questo capoluogo e questo quartiere in special modo ben conoscono e che hanno trasformato in un’azione concreta che si compie in tanti progetti ma soprattutto all’interno della Casa degli Angeli, un esempio di buone pratiche amministrative, ma anche di amore verso il prossimo. Buone pratiche che assicuro, come sindaco di questa città, che continueremo a mettere in atto attraverso un governo trasparente, ma coraggioso, che si muove senza paura. È questo che dobbiamo insegnare, dando l’esempio, ai giovani, che hanno il diritto di sperare, di vivere senza timori appunto. Preoccupazioni che allontanano le nuove generazioni da realtà che spesso sono positive e che potrebbero far perdere loro grandi occasioni di crescita. Quelli che stiamo vivendo sono tempi difficili, ma a volte i momenti di crisi sono una risorsa, un aiuto per diventare più maturi, per affrontare nuove sfide, per comprendere cosa è davvero importante. Audacia e dialogo, ma anche coscienza e fede per mettere, anzi per rimettere, al centro del mondo l’uomo con le sue necessità e con le sue potenzialità. Progetto da sviluppare con l’aiuto della politica che non deve essere ‘né serva né padrona’. Un percorso difficile come quello che con il suo esempio ci ha lasciato San Francesco e che questi frati ci tramandano e ci trasmettono. Una comunità quella che auspico, capace di reggersi sulla vera solidarietà, sul rispetto dei valori, sulla costruzione del bene comune, dove gli individualismi vengano superati dall’interesse pubblico. Una società trasparente, ma presente, che guardi in alto senza mai dimenticare chi vive ai piani più bassi, per offrire a tutti la possibilità di realizzare se stessi. Uno sguardo che mira lontano ma che ci fa sentire cittadini uniti, che operano per ottenere uno stesso obiettivo. E la politica, ripeto, può fare tanto: agire con responsabilità e coscienza affinché ognuno possa contribuire a disegnare un mondo più vero e più vivibile.
P.S. Come da tradizione anche quest’anno si è rinnovato, nel giorno in cui la Chiesa onora il Santo patrono d’Italia, il rito del pranzo nel refettorio del convento dei cappuccini a Campobasso a cui ha partecipato anche il sindaco di Antonio Battista. Un ulteriore momento per ricordare l’eredità lasciata da San Francesco, i suoi insegnamenti, l’amore per il prossimo, soprattutto per gli ultimi, per coloro che vivono ai margini. “Eredità spirituale le parole di Battista – che i frati della parrocchia del Sacro Cuore incarnano appieno adattandoli alle necessità del capoluogo. Un impegno concreto verso chi ha sofferenze nel corpo o nello spirito, che i frati, guidati dal parroco Luigi Pio Maria Chiarolanza, vivono come una missione dedicandosi senza mai sottrarsi al più grande degli insegnamenti che San Francesco ci ha lasciato”.