di Massimo Dalla Torre
“Non c‘è storia se non c’è cultura; non c’è cultura se non c’è storia” con questa frase che ci è capitata di leggere in un vecchio libro, vorremo richiamare la vostra attenzione su di un avvenimento che anni fa riconsegnò ufficialmente alla comunità cittadina un antico luogo di culto: la Chiesa di San Mercurio. Situata nella contrada Monticelli o meglio Chiaia, la chiesa fu edificata nell’ XI secolo e sconsacrata nel XVII secolo.
La piccola, ma suggestiva struttura, è composta da un’unica navata con una copertura a due falde, purtroppo oggi è di lamiera, a causa di crolli che la scoperchiarono. L’ingresso reso nuovamente agibile, prima era murato, dopo una difficile opera di riattazione e restauro, è caratterizzato da alcuni elementi architettonici delimitanti il portale sul cui asse si trova un piccolo rosone che da verso l’interno sopra del quale, è ancora possibile ammirare un Agnello crocifero che sovrasta l’apertura monolitica.
Il tutto, poggiato su di un pavimento in cotto, ricoperto per sicurezza da una gettata di cemento facilmente rimovibile che, in prossimità della porta laterale non agibile, è impreziosito da una pietra tombale anch’essa ricoperta per sicurezza con impresso un leone rampante, sicuramente una sepoltura di qualche famiglia nobile campobassana.
Questa, in estrema sintesi, la descrizione della struttura che si armonizza perfettamente con l’ambiente rimasto quasi del tutto inalterato a dimostrazione che la zona, al contrario di quanto accaduto in altre parti della città cementificate all’inverosimile, è la personificazione di quello che è il significato più recondito di salvaguardia della tradizione e della cultura. Ad operare questo miracolo, furono gli scout del Cb5 coadiuvati dai volontari e i tecnici della sopraintendenza dei beni archeologici e architettonici che hanno letteralmente restituito all’antico splendore, per quello che è stato possibile, e vi assicuriamo che il lavoro è stato “titanico”, un luogo abbandonato a se stesso e adibito negli anni addietro persino a discarica d’immondizie.
Oggi, chi ha la fortuna di entrare nel sito rimane affascinato dalla purezza delle linee e dalla semplicità disarmante grazie alla perfetta armonizzazione dei materiali utilizzati per il recupero, anche se questi possono contrastare tra di loro, ma necessari se si voleva ridare vita e corpo ad un piccolo capolavoro di arte medievale. Un luogo, dove viene spontaneo inginocchiarsi e pregare dinanzi al Cristo di corda che fu realizzato da un componente il gruppo scout di Sant’ Antonio Abate posto in primo piano su di una parete di legno grezzo realizzata da chi ha permesso a questa chiesa di tornare a nuova vita. Un luogo che ispira pace, ma soprattutto invita alla meditazione su come il “Credo” può essere espresso nei luoghi più inusitati.
Tuttavia, San Mercurio non è una vera e propria chiesa, e questo non a causa della sconsacrazione avvenuta nel secolo XVII, tecnicismo facilmente superabile, speriamo che lo si attui nel tempo, ma è un centro spirituale per gli scout che possono incontrarsi e da li percorrere un cammino che oggi, in cui tutto è messo in discussione, è simbolo di rinascita, ma soprattutto è sinonimo di fede parola sconosciuta a molti che non trovano il tempo per dedicarsi a chi invece di tempo ne ha senza alcuna limitazione.