Campobasso sulle cronache nazionali come al solito per un fatto negativo. Sul sito telematico del Corriere della Sera un bel articolo di Carlo Vulpio fotografa, scientificamente ma impietosamente, la drammatica situazione dell’edilizia scolastica nel capoluogo di regione: 20 scuole chiuse perché insicure, 11 milioni di euro già spesi e tanti altri che sarebbero necessari anche solo per tamponare l’emergenza. Su 35 costruzioni, 20, come detto, sono state chiuse e per altre 7 si attende il responso di agibilità; quattrocento studenti sono stati collocati nelle aule dell’Università, altre centinaia tra Casa dello studente e strutture private al costo di alcune centinaia di migliaia di euro per il pagamento dell’affitto annuo. Arriveranno altri tre milioni di euro da un bando nazionale dell’Inail e il Comune spera di ricavarne altri sei da vendita di immobili (previsione che io modestamente e sommessamente ritengo fuori dalla logica del mercato edilizio cittadino, cioè francamente esagerata). Anche questi ipotetici venti milioni di euro saranno insufficienti a garantire sicurezza totale ai diecimila studenti che quotidianamente affollano le aule scolastiche cittadine; di contro si continuano a registrare inaugurazioni a catena di moderni plessi scolastici in paesi dove qualche centinaio di alunni potrà godere di aule moderne, spazi abbondanti e sicurezza completa. Che dire: beati loro e poveri i campobassani!
Come si è arrivati a questo punto? Sarà bene ribadire quello che negli spazi di questo giornale è stato più volte precisato: la politica regionale ha ignorato per decenni il pericolo di un sisma nel capoluogo di regione e lo ha fatto in tempi non sospetti, ma ha reiterato, certamente con una maggiore attenzione, il colpevole comportamento anche dopo gli eventi di San Giuliano. La differenza è che dopo quel drammatico evento è aumentato il livello di allerta e qualche scuola nuova si è vista; ma si tratta della solita goccia nel lago delle reali necessità cittadine. Ovunque si è costruito, aggiustato, ristrutturato, mentre a Campobasso ci si è limitati a chiudere le scuole; giustamente, perché sono pericolose, ma senza programmare altro. Perché proprio Campobasso, cioè il maggiore centro del Molise, ha subito questo comportamento negativo? Ribadiamo anche questo: perché ha sempre avuto rappresentanza politica carente ed indifferente, mentre nei paesi il ‘problema scuole’, o meglio la sua risoluzione, è servita a politici locali per risistemare il bacino elettorale. Campobasso è stata ripetutamente saccheggiata dalla politica, ignorata e portata verso il fondo; con il problema-scuole insicure si è solo aggiunto un sonoro schiaffeggio, di cui nessuno in città sentiva la mancanza.
Ora il soldi per recuperare alla drammatica situazione non ci sono e non ci saranno nei prossimi anni; allora si userà il metodo ‘alla molisana’, mettendo qualche toppa a destra e manca, alla rinfusa ,per poi dire che la situazione ‘è sotto controllo’. Ma questa volta nessuno darà credito allo ‘slang’ della politica locale.
Stefano Manocchio