Campobasso/ il pollice verso del Comune ‘contro’ l’ambiente

Il Comune di Campobasso sta varando una politica di risistemazione globale dei marciapiedi della città con un investimento anche di rilievo, circa due milioni di euro; notizia positiva, che subito trova contraltare in altre decisioni a tema, che invece sono contestabili. Nello specifico sorprende la chiosa di un discorso dell’assessore ai Lavori Pubblici, Pietro Maio, che si inserisce in quello più generale sullo stato della situazione di degrado dei marciapiedi di Via Garibaldi. E’ innegabile (ed è lo stesso assessore a precisarlo) che i danni arrecati dalle radici di alberi secolari ai marciapiedi di quella zona siano notevoli e che sia giusto ridefinire la pavimentazione e la copertura dei marciapiedi stessi (ed all’uopo Maio ha annunciato specifico finanziamento per un ulteriore milione di euro); ma il bel discorso, come detto, viene rovinato alla fine. “Purtroppo quel tipo di alberi per un contesto urbano non è adatto – spiega Maio nell’intervista rilasciata ad un giornale telematico – le radici escono sulla strada e rendono sconnessa la pavimentazione”. Quale il rimedio? Mai avremmo pensato che si potesse ipotizzare di abbattere gli alberi. Dice invece Maio: “Non vorremmo arrivare a una soluzione così definitiva ma non è da escludere il taglio con conseguente messa a dimora di piante più adatte per la nostra città”. Lo dico a titolo personale: io non ci sto! E’ fastidiosa, anche irritante, la tendenza, soprattutto di questa amministrazione comunale, a risolvere i problemi alla radice, tagliando gli alberi a decine, o quelli singoli ma di esistenza secolare, nel capoluogo di regione. Ricordo nell’ordine: decine di alberi tagliati nella zona dei Vazzieri, perché si ritenevano i pini marittimi pericolosi per la salute dei residenti (erano impiantati da decine di anni e non si riscontrano fatti di cronaca tali da giustificarne l’espianto), la sequoia di Piazza Cesare Battisti, simbolo del centro di Campobasso, abbattuta ( è ancora triste il ricordo di ciò) e sostituita con un albero che dopo pochi mesi si è seccato ed è stato a sua volta estirpato (scelta lungimirante!); e ancora l’albero dinanzi la sede dell’Inail, che anche secondo alcuni esperti poteva essere salvato. Il quinquennio ultimo sarà caratterizzato per le scelte estreme in tema di ambiente (anche dopo la fortissima nevicata di pochi anni addietro agli alberi caduti causa-neve, ne vennero aggiunti altri per interventi di abbattimento ritenuti improcrastinabili. Ora, sinceramente, l’ennesima azione di depauperamento della natura campobassana è assolutamente ingiustificata. Per ‘salvare’ un marciapiede ci sono soluzioni diverse dall’abbattimento degli alberi e questa passione politica cittadina dovrebbe essere sostituita dal ragionamento che Campobasso, oltre a non essere più da tempo città giardino, alla fine non sarà più neanche solo città (in senso culturale), se si continuerà ad ignorare le esigenze del verde pubblico che per essere tale richiede appunto programmazione favorevole e non l’utilizzo sbrigativo di attrezzi di carpenteria. Questa passione per la soluzione estrema sembra un surrogato della furia iconoclasta, che anziché abbattersi (è proprio il caso di dirlo) sulle immagini arboree mira direttamente alla pianta. Ma non è solo dei politici la colpa, ci sono scampoli di responsabilità da parte di alcune associazioni ambientaliste che in questi cinque anni non hanno profferito parola di fronte all’avanzare della cultura della pala e della motosega. Ora da palazzo San Giorgio replicheranno dicendo che sono stati piantati alberi nuovi a centinaia e così sarà pure per Via Garibaldi. Ho già risposto in passato e mi trincero dietro una battuta: lo ‘skyline’ della città, senza alberi rigogliosi che per decenni sono stati immortalati in cartoline storiche sarà ugualmente dignitoso con piantine esili e germoglianti? L’unica risposta, al momento, è lo sconforto.

Stefano Manocchio

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