di Stefano Manocchio
Terminata questa lunga (soprattutto per alcuni candidati) campagna elettorale, con l’elezione a sindaca di Campobasso per Marialuisa Forte, adesso il discorso si sposta soprattutto su quale comportamento decideranno di intraprendere Aldo De Benedittis e i candidati eletti nel centro destra, stante la certezza della verifica della cosiddetta ‘anatra zoppa’ con la maggioranza di 17 consiglieri di centro destra, contro i 15 (oltre alla sindaca) del raggruppamento centro sinistra – Cantiere Civico, come appare anche sulla piattaforma ministeriale ‘Eligendo’.
Intanto cerchiamo una prima sommaria analisi del voto, senza scendere nel dettaglio dei flussi elettorali, per i quali ci vorrebbe un complesso studio dei dati disaggregati delle varie sezioni. Certamente la candidata del centro sinistra si è giovata dell’accordo politico-istituzionale con il Cantiere Civico, che ha riversato parte dei suoi voti nella neonata aggregazione (non certificata da apparentamento), come probabilmente l’astensionismo sembrerebbe aver penalizzato molto più il centro destra del centro sinistra, visto che con minori votanti, De Benedittis ha perso voti mentre la Forte li ha guadagnati.
Quello che interessa adesso è cosa succederà nell’aula di Palazzo San Giorgio.
L’anatra zoppa in generale crea una situazione di ingovernabilità e raramente ha portato al completamento di legislatura, tranne che con accordi successivi; il caso di Isernia è significativo, con l’interruzione del mandato elettorale e nuove elezioni, come la maggior parte delle fattispecie simili. Ma non corriamo troppo e vediamo le possibili ipotesi.
Il centro destra se volesse potrebbe favorire il ritorno alle urne o con la dimissione dei 17 consiglieri dopo l’insediamento in Consiglio Comunale o con la sfiducia al sindaco a legislatura in corso in tempi rapidi; si assumerebbe in questo caso una grande responsabilità per la paralisi amministrativa conseguente al periodo di commissariamento e alla successiva indizione di nuove elezioni comunali e l’elettorato potrebbe poi non capire la scelta e comportarsi di conseguenza.
Una delle alternative consisterebbe in una sorta di accordo ‘breve’ per permettere solo le emergenze o scongiurare la perdita di importanti finanziamenti pubblici, oltre all’approvazione del bilancio (la cui bocciatura è ulteriore argomento nella casistica della decadenza del sindaco); fatto questo, in un periodo ragionevolmente breve (uno o due anni) ci sarebbe la sfiducia ed il ritorno alle urne.
Altra ipotesi: si tenterà un governo ‘di unità’ per mandare avanti la legislatura per buona parte, con le motivazioni già espresse in precedenza; ma questo comporterebbe la creazione di una maggioranza ‘mista’ o l’appoggio esterno e l’approvazione di argomenti ritenuti importanti anche del programma del centro destra, quindi in pochi termini un compromesso politico forte, che volgarmente viene anche definito ‘inciucio’.
Ultima ipotesi: il centro sinistra forzerà la mano cercando di convincere 3 o 4 consiglieri opposti a passare nelle fila dell’aggregazione che appoggia la Forte. Manovra molto pericolosa nei rapporti con l’elettorato e anche con buona parte della componente partitica di centro sinistra e che generalmente segna un percorso verso l’agonia politica di legislatura, quindi al momento la soluzione meno probabile. In sostanza, con l’anatra zoppa, il cerino è nelle mani di Aldo De Benedittis e i suoi, ma non troppo perché ogni comportamento genera conseguenze e questi per esercitare il privilegio dovrebbero dimostrare compattezza assoluta e apertura a qualunque soluzione possibile, senza badare troppo o esclusivamente al vantaggio elettorale.
Qualche dubbio sovviene; non a caso da alcune ore si sente parlare di ‘responsabilità’ da parte dei consiglieri del centro destra. Questo è un termine con il quale si cerca di dare una dignità politica all’accordo trasversale o, in casi estremi, al cambio di casacca politica. La strada potrebbe essere quella della condivisione solo della gestione degli imponenti progetti previsti con il PNRR, le cui procedure certo non possono essere bloccate da diatribe politiche; certo è che la eventuale mano tesa contemplerebbe una contropartita, perché la politica di certo non è la Caritas.
Non è escluso anche il passaggio dall’anatra zoppa al salto della quaglia anche nel breve; si tratta solo di cambiare genere d’implume. Meditate gente…