Abbiamo detto dell’atto giusto e doveroso di intitolazione al compianto Antonio Di Lallo dell’Incubatore delle imprese operanti nel campo dell’economia sociale e solidale, essendone stato, con il ‘Molise verso il 2000’, l’anima progettuale. Ma l’Incubatore, pure importante per lo sviluppo sociale e solidale nel capoluogo di regione, ha poi svolto il suo ruolo in maniera incisiva e soprattutto secondo le intenzioni originarie della classe politica che l’ha ideato? La mia risposta è “nì” e spiegherò perché. Iniziamo con il dire che i locali che adesso ospitano l’incubatore sono stati adibiti prima ai mezzi dei Vigili del Fuoco ed in seguito a quelli della nettezza urbana prima di cadere in abbandono in stato di degrado assoluto per diversi anni.
L’idea democristiana di allora era di rivitalizzare l’area dal punto di vista edilizio cedendo il suolo e sul sito sarebbe dovuta crescere una struttura di edilizia privata; la gara fu bandita, in verità con scarsa risposta e comunque il Comune avrebbe incassato dalla cessione alcune centinaia di milioni di lire. Poi arrivò ‘l’era Massa’ e il sindaco che aveva una certa propensione verso i centri sociali. La costruzione non fu più abbattuta ma recuperata allo scopo detto in premessa; non chiedetemi sulle procedure di revoca dell’appalto e sul mancato eventuale incasso da parte del Comune, perché la memoria e la conoscenza dei fatti non sono tali da ricordarlo.
Veniamo a tempi più recenti. Con delibera di G.M. n 156 del 24 marzo 2006, venne indetta procedura di gara per la concessione finalizzata all’affidamento della gestione completa dell’Incubatore da realizzare a Campobasso, in Via Monsignor Bologna e con determina dirigenziale n. 592/2007 si è proceduto ad affidare la gestione dell’Incubatore alla A.T.I. I.S.S.E.L che aveva provveduto a designare la capofila mandataria con poteri di rappresentanza “Molise verso il 2000 S.c.r.l., affinché gestisse i rapporti con il Comune di Campobasso al fine di dare attuazione al Progetto.
L’accordo di gestione è stato rinnovato negli anni ( Delibera Numero 151 Del 25-Luglio 2013) con la previsione del pagamento di un canone in favore del Comune di Campobasso, un certo numero di giornate di utilizzo gratuito della sala riunioni per l’Amministrazione, l’impegno a farsi carico dell’adozione dell’aiuola spartitraffico di Via Trivisonno ed altro ancora.
L’idea originaria di Massa era più o meno la stessa che portò alla creazione di un’altra struttura a scopi sociali, cioè il complesso ex-Onmi di Via Muricchio: strutture di inclusione delle attività sociali in senso lato. In effetti l’Incubatore sembrava predisposto all’uopo avendo locali da assegnare, un bar esterno dedito anche alla vendita di prodotti di commercio equo e solidale, sale riunioni e spazi di buona metratura; alla fine però, eccezion fatta proprio per l’attività di promozione del territorio di ‘Molise verso il 2000’, tutto si è ridotto alla mera concessione di spazi per uffici e sorte ancor meno innovativa è toccata all’ex-Onmi dove si sono insediati anche uffici comunali.
Entrambe le strutture nel tempo sembrano aver perso smalto e dinamicità e anche se è vero che (soprattutto in quella ex-Onmi) ancora ci sono iniziative a carattere sociale, queste non sono più frequenti e numerose come un tempo.
In definitiva non voglio sminuire il ruolo della struttura di Via Monsignor Bologna, che merita attenzione ed è comunque un polo aggregativo d’idee, ma nell’Incubatore non si ravvedono le finalità iniziali e per lunghi periodi è ‘fermo’ (anche considerando lo stop forzato del periodo pandemico); fatta eccezione per qualche convegno ( e naturalmente per l’attività del bar, oltre quella meritoria di ‘Molise verso il 2000′) i locali per il resto sono ad uso ufficio-impiegatizio. E’ in generale la cultura aggregativa e sociale ad essere fuori dalla programmazione comunale e non da adesso; il tempo per recuperare c’è sempre, a patto di iniziare.
Stefano Manocchio