Campobasso/ La città della ‘non raccolta’ differenziata

Ho scritto della raccolta differenziata (o meglio della ‘non’ raccolta differenziata) a Campobasso fino alla noia negli anni; ma ogni tanto accade qualche fatto a ricordarmi che le mie sono parole al vento, nel senso che sono state, sono e forse saranno sempre inascoltate da chi deve provvedere a far funzionare il servizio.

Ma, come si diceva in un film comico di cassetta, ‘Partiamo dalla fine’.

Ieri sera per l’ennesima volta si sono viste in zone del capoluogo regionale (una di queste immortalata nella foto allegata all’articolo) e precisamente quelle dove ancora la differenziata ‘porta a porta’, o meglio condominiale, non è stata effettuata, scene di ordinario degrado, purtroppo oramai frequenti dalle nostre parti. A Campobasso da almeno due anni e mezzo (tesi ottimistica) è stato effettuato il ritiro dei bidoni dell’umido nelle zone prima citate; allora si disse che la misura era transitoria e che nel giro di alcuni mesi si sarebbe provveduto a risolvere il problema. E’ avvenuto molto parzialmente e quel tempo è dilatato di tre volte, quindi la promessa non è stata mantenuta, almeno non completamente. Anche con il massimo sforzo di comprensione e di fantasia, francamente non si riesce più a capire il motivo di questo prolungato stop solo in una parte della città, come se fosse composta da ‘cittadinanza di riserva’ rispetto ad altri o similmente a quelli del ‘mondo di sotto’ del celebre e bel film di fantascienza Upside Down.

Ora è vero che il problema non riguarda solo l’attuale amministrazione, che l’ha ereditato e anzi riguarda soprattutto quella precedente, quando sono stati fatti investimenti perché allora è anche maturato un consistente finanziamento; ma il lavoro non è stato completato e la legislatura ha già maturato una parte non marginale di mandato elettorale, quindi alibi non ce ne sono più per nessuno. Resta da capire quali siano state le grosse spese fatte, a parte quella per i bidoni vecchi e nuovi e quanto sia rimasto del finanziamento milionario a favore del Comune, anche per capire se ci sono ancora risorse e margini per completare un servizio solo iniziato. Che poi ce lo vengano a spiegare i predecessori o i ‘successori’ poco cambia, a patto di saperlo.

Il silenzio in questo caso è la soluzione peggiore, perché genera il limbo che porta ‘andreottianamente’ a pensare male, non su qualcuno, ma sul fatto che decisamente le idee sull’argomento a Palazzo San Giorgio non siano mai state tanto chiare e non lo siano ancora adesso. E questo è da evitare nell’interesse di tutti e per il bene della città e la sua crescita futura.

Stefano Manocchio

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