Tanti gli interventi politici per le celebrazioni del 25 Aprile, tra questi anche quello della candidata a sindaca di Campobasso , Marialuisa Forte e di altri esponenti del centro sinistra nel corso di una manifestazione pubblica il cui resoconto pubblichiamo di seguito.
“Il 25 aprile è una grande responsabilità collettiva: consapevolezza che libertà e democrazia non sono “doni”, ma conquiste raggiunte con la lotta, patrimonio collettivo da presidiare. Festeggiare il 25 aprile non è vuota retorica, ma rispetto e difesa di queste grandi premesse della nostra Repubblica e dei diritti sanciti dalla Costituzione, quei diritti e quei valori che sono alla base della nostra azione politica e della nostra visione di città”.
Nel giorno del settantanovesimo anniversario della Liberazione d’Italia dalla tirannia nazifascista, la candidata Sindaca Marialuisa Forte ha festeggiato e ricordato questa pagina così importante della storia nazionale con gli esponenti della coalizione progressista e con tante cittadine e tanti cittadini. Insieme per riflettere sui valori dell’antifascismo, della Repubblica democratica e della Carta costituzionale.
“Un giorno simbolico – ha detto – scelto perché in questa data cominciò la ritirata dei tedeschi e dei soldati della Repubblica di Salò da Milano e Torino, in seguito allo sfondamento della Linea Gotica da parte degli alleati e all’azione della Resistenza. Il 25 aprile 1945 fu Sandro Pertinia parlare da Radio Milano Libera, mentre i nazisti e i fascisti si davano alla fuga. Con voce ferma Pertini disse: “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”.
Ma il 25 aprile fu solo l’ultimo atto della lotta al fascismo iniziata già dagli anni Venti, con il sacrificio della loro vita, da Giacomo Matteotti, da don Minzoni, da Giovanni Amendola, dai fratelli Rosselli, da Piero Gobetti e da Antonio Gramsci, da cui si sviluppò la Resistenza, come ricordò lo stessoPertini il 23 aprile 1970, in un discorso alla Camera.
Pertanto, festeggiare la nostra liberazione dal fascismo e dal nazismo, come italiani, significa certamente meditare, custodire la memoria dei partigiani e di tutti gli antifascisti che hanno riconquistato le nostre città alla civiltà e al rispetto dell’uomo sull’uomo; assicurarsi che questa memoria giunga ai giovani, nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi di aggregazione e di vita. Celebrare il 25 aprile serva anche a ritrovare la radice della democrazia rappresentativa, dei partiti democratici, del Parlamento, delle libere elezioni. Infatti, senza il 25 aprile non ci sarebbe stato il 2 giugno. Senza la Liberazione dal nazifascismo non ci sarebbe stata la Repubblica e la nostra Costituzione.
Piero Calamandrei nel Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza, Milano 26 gennaio 1955, disse: Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione”.
La festa in villa Musenga è stata impreziosita dal giornalista Antonio Fatica che ha letto il monologo censurato dello scrittore ed editorialista Antonio Scurati, da Nicola Simonetti del M5S, che ha letto Ennio Cavalli e da Diego Florio del Partito Democratico. L’attore campobassano ha interpretato il brano tratto dallo spettacolo “Il mio nome è Tempesta. Il delitto Matteotti”, scritto da Carmen Sepede, diretto da Emanuele Gamba, prodotto dalla compagnia Act (Arti, cinema e teatro) di Campobasso, e vincitore della XVIII edizione del premio Matteotti, indetto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nella sezione opere letterarie e teatrali. Florio ha emozionato la piazza con la parte finale dell’ultimo discorso di Matteotti alla Camera dei deputati, il 30 maggio 1924.
Antonio Federico, coordinatore regionale del Movimento Cinque Stelle, ha sottolineato l’importanza di dichiararsi tutti con forza convintamente antifascisti. “Una parola semplicissima che autorevoli membri del nostro Governo non riescono a dire, anzi la ridicolizzano. Non riescono a dire “giuro sulla Costituzione antifascista”, vorrebbero modificarla, introducendo il “Capo unico” e, nell’attesa, cercano di creare, attraverso il familismo, un centro di potere unico. Anche la riforma del regionalismo attacca un aspetto fondamentale che viene dalla Costituzione antifascista, cioè l’uguaglianza di tutti i cittadini italiani indipendentemente dal posto in cui sono nati e dalle condizioni in cui sono cresciuti ed è vergognoso l’assalto alla legge 194”.
Anche Vincenzo Boncristiano di Sinistra Italiana, Verdi, Socialisti e Movimento per l’equità territoriale, ha ricordato le parole di Pertini: “Mentre il fascismo non è un’opinione ma un crimine, l’antifascismo non è una parola ma è il cuore pulsante della Repubblica italiana e la liberazione è ancora il respiro vitale che anima la Costituzione della Repubblica italiana che, come diceva Calamandrei, è la roccia non inclinata ma purtroppo, ultimamente, presa a picconate da una vulgata sottoculturale che lede i principi fondamentali della Repubblica nata dall’antifascismo e dalla resistenza. Ho sentito, pochi giorni fa, un giurista dire che “un Governo non si giudica in base alle parole ma in base a quello che fa”. Premesso che le parole sono importanti, questo Governo criminalizza con il decreto Cutro i migranti e le Ong che salvano i migranti, fissa un tetto massimo di alunni stranieri nelle scuole elementari e medie, inasprisce le pene per reati sostanzialmente bagatellari, in genere commessi dalla povera gente, viola quotidianamente i diritti delle persone Lgbtq e svuota dall’interno la legge 194 che non vive certo di buona salute, manganella gli studenti, la presidente del Consiglio si lascia andare in Parlamento ad atteggiamenti cialtroneschi e violenti come Benito Mussolini. Quindi, come considerare questi atti del Governo, se non fascisti sicuramente indifferenti e violativi della Costituzione della Repubblica italiana. Per questo penso che l’idea portata avanti dalla nostra candidata sindaca di una città inclusiva e attenta ai diritti di tutti, proprio tutti non può che essere una diga contro il dilagante fascismo e neofascismo ed essere il modo migliore per ricordare attivamente la resistenza e l’antifascismo”.