Tra quelle che possono diventare ‘storie infinite’, con riferimento soprattutto ai fatti di ordinaria burocrazia, rischia di essere annoverato anche il braccio di ferro per la costruzione di un palazzo residenziale con annesse attività commerciali al posto dell’ex-cinema Ariston di Campobasso. In sintesi: proprietari e pubblica amministrazione si sono trovati su strade divergenti e contrapposte, con i primi interessati a premettere la costruzione di un elegante ma imponente edificio, con tanto di locali commerciali e le amministrazioni cittadine che si sono succedute negli anni su posizioni diverse e spesso contrastanti sull’oggetto del contendere. Ma in linea di massima queste ultime sono state sempre tese, se non ad impedirlo, almeno a limitare l’impatto urbanistico, visto il problema di spazi che interessa via Cardarelli, la difficoltà a reperire parcheggi in zona, le problematiche serie che un cantiere di grandi dimensioni andrebbe a creare in quel budello si strada, che però è vitale snodo del traffico nel centro del capoluogo di regione.
Dell’ex-Ariston si parlò come possibile sede di un centro commerciale, pare su interessamento di una nota impresa di costruzione, mentre dell’attuale ipotesi quello che si è visto è un ‘rendering’ di progettazione che ne farebbe supporre dimensioni esagerate. Su questo tema e su ipotetici vincoli architettonici del manufatto si è consumata una battaglia legale che alla fine avrebbe dato ragione ai privati proprietari dell’immobile (ma da parte dell’Amministrazione comunale hanno detto che non è esattamente così) e ora lo scontro si è spostato sulle autorizzazioni.
Morale: l’ex-Ariston da anni non è più un cinema-teatro, non si sa se e quando diventerà un palazzo signorile e soprattutto quanto grande ed alto.
L’unica cosa certa è la foto che lo descrive nello stato attuale, gentilmente concessa da un lettore; e non è uno stato di salute. L’Ariston al momento non è di utilità né pubblica, né privata, ma si aggiunge alla lista di ‘quello che non si è fatto’, come l’ex-Roxy solo per citare un altro caso eclatante. La speranza è che diventi qualcosa di bello e utile, anche per la città e nella soddisfazione della popolazione, ma anche dei proprietari che presumibilmente investiranno risorse imponenti per ‘quello che verrà’.
Sefano Manocchio