A pochi giorni dalla scadenza del termine di presentazione delle liste per le prossime elezioni comunali, a Campobasso i giochi sembrerebbero essere fatti. La corsa per lo scranno più alto a Palazzo San Giorgio dovrebbe essere ristretta a cinque candidati: Maria Domenica D’Alessandro (centro destra), Antonio Battista (centro sinistra), Roberto Gravina (Cinque Stelle), Paola Liberanome (Io amo Campobasso) e Giuseppe Libertucci (Italia in Comune), salvo uscite estemporanee e non preventivate di qualche lista minore .
Tra i nomi prevalgono gli avvocati, ben tre su cinque (D’Alessandro, Liberanome e Gravina) mentre più o meno tutti vantano esperienza politica (un sindaco uscente, due consiglieri comunali in carica, un ex-presidente del Consiglio comunale di Torella e già candidato alle politiche e un ex-candidato alle regionali). Cinque candidati non giovanissimi (lo junior è Gravina che ha 42 anni) ma tutti con maturata esperienza lavorativa, conoscenza delle pratiche amministrative, impegno nel sociale (la Liberanome, ad esempio, è referente regionale del Movimento animalista presieduto da Michlea Vittoria Brambilla).
Insomma i partiti si sono affidati all’esperienza ed hanno inteso rischiare poco, in una competizione che probabilmente non sarà scintillante come avrebbero fatto supporre le premesse, con un numero di liste ampio ma non ‘esagerato’, visto il dietro front di 3 o 4 civiche e che presumibilmente non entusiasmerà i giovanissimi. Questo è il punto: rinuncerebbero alla contesa le liste civiche ‘vere’, quelle della prima ora (‘Campobasso del futuro’, ‘Campobasso al centro’ e ‘Prima il Molise’) e si affacciano invece all’orizzonte delle liste aggiunte per far numero, in larga parte composte da politici usciti fuori di scena, che hanno convinto amici e sodali di un tempo, o anche di adesso, ad entrare nell’agone politico. La verità è che di questo esercito di candidati la maggior parte è in lista per ‘dovere’, altri perché parte di un ‘entourage’ a sostituire i cosiddetti candidati della società civile che hanno rinunciato, altri ancora, come in passato, per avere la licenza premio. Fatta eccezione per ‘Io amo Campobasso’ che ha iniziato un suo percorso, che può anche essere messo in discussione sulle scelte di coerenza ma che comunque ha una base certa, un programma fin troppo dettagliato e varie riunioni all’attivo; per il resto le cosiddette civiche sono tutte frutto della ‘longa manus’ dei partiti che hanno messo pedine qua e là più che altro per riempire le schiere, nella vecchia ma consolidata logica che il proliferare di liste porta voti e spesso fa anche vincere le elezioni.
Così è stato almeno nelle ultime due legislature al Comune e nelle ultime tre o quattro alla Regione; se sia ancora la scelta giusta si vedrà dopo il 26 maggio; per brindare c’è tempo.
Stefano Manocchio