L’improvviso ‘cambio della guardia’ tra Roberto Gravina e Antonio Battista nella corsa al ballottaggio contro il candidato alla carica di sindaco di Campobasso per il centro destra, Maria Domenica D’Alessandro, è stato l’elemento di novità di una maratona elettorale caratterizzata, come al solito, dalla lentezza nell’acquisizione dei dati elettorali, vizio oramai endemico per il capoluogo di regione molisano.
Detto questo, l’analisi del voto mostra delle evidenze: una certa tendenza al voto disgiunto nell’elettorato di centro destra, tutto in favore di Roberto Gravina e il consolidamento dei numeri del centro sinistra che, dopo l’esodo di consiglieri verso il centro destra, si è rivelato insufficiente per la corsa allo scranno più alto a Palazzo San Giorgio. E ancora: nella corsa per il sindaco si ripropone il ‘duello’ nazionale tra Lega e Cinque Stelle, che a Campobasso non sono alleati ma avversari, aggiungendo quindi pepe su una disputa già consolidata.
Il centro destra campobassano non ha avuto il tempo di festeggiare per l’elezione di Aldo Patriciello al Parlamento Europeo che si è dovuto subito confrontare con una battaglia politica certo non facile e contro avversari agguerriti: un sindaco uscente che ha dimostrato un certo radicamento nel territorio e l’esponete del M5Stelle convincente nei confronti di un elettorato che ha voluto esprimere in suo favore la protesta, proprio contro l’amministrazione uscente.
Ora ci saranno da analizzare alcuni aspetti in vista del ballottaggio del 9 giugno ad iniziare dagli apparentamenti, che saranno formali ma non effettivi perché difficilmente saranno certificati con accordi scritti, fino al recupero del differenziale dei voti tra liste e candidato sindaco nel centro destra. Ragionando a lume di naso si potrebbe dire che ‘Io amo Campobasso’ dialogherà più con Gravina che con la D’Alessandro, mentre sarà difficile leggere ordini di scuderia nella squadra di Battista, che sembrerebbe essere ostico in maniera più o meno equivalente verso i suoi avversari del primo turno. C’è un secondo elemento: l’elettorato del ballottaggio, generalmente minore rispetto al primo turno, in genere si discosta dagli orientamenti precedenti; ciò non vuol dire che vota diversamente, ma che generalmente rifiuta un secondo indirizzo di voto dal candidato consigliere, sentendosi più libero.
Ma visto il clima e i numeri elettorali questo ragionamento non porta ad alcun esito certo, visto che proprio l’incertezza negli ultimi giorni è stato l’elemento fondante di questa tornata elettorale.
Stefano Manocchio