di Stefano Manocchio
Come dicono a volte gli psicologi: iniziamo dalla fine. Dopo l’ennesima fumata nera nelle riunioni, pubbliche o private, del centro destra molisano, iniziano ad apparire malumori per la lentezza decisionale sul candidato a sindaco a Campobasso in vista delle amministrative del prossimo mese di giugno. Nei corridoi della politica molisana, però, la situazione viene vista senza eccessivi patemi d’animo, perché si dice che storicamente il centro destra tende a scegliere i candidati sempre alla fine, cioè in prossimità della scadenza per la presentazione delle candidature o poco prima. Che sia atto di supponenza o solo consapevolezza di una forza elettorale lo sapremo solo dopo il 10 giugno.
Un dato è certo: Pino Ruta e l’aggregazione di Costruire Democrazia hanno già sviluppato buona parte della comunicazione, mentre anche Marialuisa Forte e il centro sinistra hanno tenuto un paio d’incontri pubblici e questo in ogni caso è un vantaggio in vista della prossima contesa elettorale, ma i notabili del centro destra minimizzano, forse in virtù dei numeri delle ultime regionali, ma anche della pressione elettorale che potrebbero esprimere i ‘recordman’ di preferenze( Micone, Pallante, Cavaliere e Niro) per riversare voti verso qualche loro candidato di riferimento. Senza dimenticare che Salvatore Colagiovanni, che è tra i papabili alla candidatura come primo cittadino, detiene il record di preferenze acquisito nelle ultime elezioni comunali.
Torniamo al ‘toto-sindaco’. Il nodo è sempre intorno a Fratelli d’Italia e ci si chiede se continuerà a rivendicare la casella, oppure se considererà di avere già avuto la possibilità, prima del rifiuto di Quintino Pallante e quindi rimetterà tutto nelle mani della coalizione. In questo secondo caso ci sono due opzioni: o fare una scelta pratica verso i Popolari per l’Italia, perché in regione quel partito da sempre incassa preferenze di gran lunga maggiori che nel resto d’Italia, oppure spostare l’asse verso Forza Italia e in subordine verso la Lega in un contesto che non considera il fatto che nell’ultima legislatura il partito di Salvini ha già espresso il candidato a sindaco del centro destra, poi sconfitto dal candidato pentastellato.
I ‘forzisti’ naturalmente sarebbero in ‘pole- position’ solo nel caso in cui il presidente Roberti decidesse di rinunciare ad eguale richiesta su Termoli. Tutto questo si perde nel tragitto tra il Molise e Roma perché appunto i capoluoghi di regione vengono ‘redistribuiti’ nelle trattative nella capitale, secondo un risiko che poi sfugge a qualunque aspirazione locale. Il senatore Lotito, che a Roma ci vive ed ha solidi rapporti politici, ha evidenziato come non ci sia necessità di correre, ma di valutare bene la situazione; quasi a dire che anche i suoi siano al momento tutt’altro che fuori dalla rosa dei papabili. Quanto alla Lega, pur considerando l’eccezione prima sottolineata, c’è sempre da considerare lo spostamento di Aldo Patriciello che fa aumentare automaticamente la quota del partito di Salvini in chiave elettorale.
Personalmente credo che attendere troppo non possa giovare al centro destra; la prossima dovrà essere la seduta decisiva, altrimenti il presunto vantaggio elettorale rischierà di trasformarsi in chimera.