di Stefano Manocchio
La politica, si sa, non va mai in vacanza anche quando sembrerebbe il contrario; così anche in questo caldo mese di agosto, con le sedi istituzionali a mezzo servizio e di fatto le sedi politiche semivuote, continuano le trattative in vista delle prossime elezioni ammnistrative del 2024, in particolare le comunali di Campobasso e Termoli.
I tempi sono formalmente lontani, ma la politica necessita di discorsi complessi e la creazione di alleanze non è né semplice, né breve. A Campobasso a giorni il Consiglio comunale prenderà atto della decadenza di Roberto Gravina ed affiderà le redini di Palazzo San Giorgio a Paola Felice fino alla prossima tornata elettorale; quindi il tema del momento è l’individuazione del prossimo candidato nella carica di primo cittadino.
Nel centro destra si dovrà fare i conti con i delusi delle ultime elezioni regionali, che sono fondamentalmente due: Nicola Cavaliere e Vincenzo Niro, entrambi autori di buone performances elettorali ed entrambi con una storia nell’elettorato campobassano, eppure tenuti fuori dalla Giunta Regionale per espressa volontà del Presidente Francesco Roberti. Una delle probabili ’ricompense paracadute’ per uno dei due potrebbe essere proprio la possibilità di affidare la candidatura a sindaco ad un esponente del loro partito o corrente. Ora si tratta di capire come la coalizione vorrà affrontare il problema, in considerazione anche delle posizioni espresse dai due partiti di appartenenza. Finora la voce del centro destra a Campobasso è stata considerata Forza Italia, che però esprime già il Presidente della Giunta Regionale e deve fare i conti con la leadership attuale di Fratelli d’Italia; il partito della Meloni vede nell’attuale presidente del Consiglio Regionale, Quintino Pallante, la punta di diamante, per preferenze di voto nel capoluogo regionale e non da poco tempo. L’imprenditore quindi potrebbe dire la sua con forza nella trattativa per il candidato sindaco, ma secondo molti è stato già accontentato con la designazione a Palazzo D’Aimmo e quindi non avanzerà pretese in favore dei suoi.
Veniamo ora al ‘caso’ Niro. Il politico di Baranello non è certo contento per quello che è successo dopo le regionali; è fuori dalla Giunta e, a differenza di Cavaliere, non ha avuto il ‘contentino’ della presidenza di commissione regionale, ma è segretario della I^ commissione, che è quella che da sempre gli è più consona. Ora, che sia piuttosto insofferente per il comportamento riservato a lui ed al suo partito (di cui è vicesegretario nazionale) lo sanno anche le pietre e non a caso il suo nome entra ed esce dall’ipotesi dell’incarico da Sottosegretario alla Regione Molise. Nel caso di un incaglio di questa trattativa resterebbe automaticamente in piedi proprio l’ipotesi della candidatura per un esponente del suo partito per lo scranno più alto di Palazzo San Giorgio.
Veniamo infine al ‘toto-sindaco’. Il ragionamento fatto sembra portare automaticamente verso Salvatore Colagiovanni: è da sempre tra i primi eletti al Comune di Campobasso, ha vasta esperienza politica e gli sono riconosciute da tutti buone doti di mediazione ed è appunto esponente di spicco dei Popolari per l’Italia, il partito di Niro. Si trova nella scomoda posizione di primo eletto per preferenze, ma consigliere di opposizione e quindi aspetta di avere riconosciuto quanto meno il ruolo di ‘primo candidato’ nel centro destra, visto anche il fatto che ha ottenuto messe di voti pur correndo con un partito certamente solido in Molise, ma dal basso richiamo a livello nazionale. L’ipotesi su di lui suonerebbe come una sorta di ‘premio alla carriera’, vista la lunga militanza politica ed i numerosi consensi sempre ottenuti.
E’ tutto per il momento: a breve passeremo ad analizzare la situazione nel centro sinistra.