di Stefano Manocchio
Non vogliamo fare il paragone con la cosiddetta ‘acqua cheta’ ma è chiaro da alcune settimane che le prove di coalizione, nel centro sinistra molisano, siano tutt’altro che tranquille in vista delle elezioni comunali di Campobasso. L’ipotizzata unità non c’è e all’iniziale accredito della leadership in favore del PD si sta sostituendo un quadro che porta verso la frammentazione.
Abbiamo già visto come siano, in teoria, due gli elementi ‘destabilizzanti’ (se così si può dire) dell’aggregazione a sinistra: la ferma posizione tenuta per la candidatura a sindaco dall’avvocato Pino Ruta, appartenente alla lista di Costruire Democrazia e sponsorizzato da Massimo Romano, da una parte e divisioni interne ai Cinque Stelle sul da farsi in vista delle prossime amministrative, dall’altra.
L’avvocato campobassano figura su manifesti di convention e convegni su temi di alto interesse collettivo e bisogna dargli atto di essersi mosso per primo fra tutti i candidati allo scranno più prestigioso a Palazzo San Giorgio; il rifiuto delle primarie di coalizione ha messo subito in chiaro le sue ambizioni e la sua determinazione.
Il Movimento Cinque Stelle non dovrebbe di norma rivendicare lo scranno più importante al Comune, avendo già avuto la candidatura per la massima carica regionale; purtuttavia non tutti al suo interno vedono di buon occhio una posizione da ‘notaio’ (o arbitro se preferite) con riferimento alla disputa politica, al punto che pare acclarata la divisione tra quelli favorevoli all’accordo con il PD e quelli che insistono per l’accordo con Costruire Democrazia. In questo contesto nel primo gruppo ci sarebbero Antonio Federico e Roberto Gravina, con le relative truppe al seguito, mentre Andrea Greco e Angelo Primiani con relativi adepti vedrebbero di buon occhio l’ipotesi a favore di Pino Ruta.
Ma ci sarebbe un ulteriore elemento di complicazione, visto che si starebbe aprendo e anche ampliando un fronte trasversale nel Movimento che vedrebbe di buon occhio la riedizione della corsa in solitario; il campanello d’allarme è stata una dichiarazione della sindaca di Campobasso, Paola Felice, la quale, a precisa domanda, non ha escluso la possibilità di sua ricandidatura e non ha negato neanche la possibilità che i Cinque Stelle scelgano nuovamente di correre da soli alle prossime comunali di Campobasso.
La sindaca è data da sempre come facente parte della corrente di Gravina e questo sposterebbe l’asse delle probabilità tra le tre ipotesi. Diceva il compianto Gino Di Bartolomeo che il sindaco uscente deve sempre riproporre la sua candidatura altrimenti sarebbe implicita l’ammissione di aver fallito l’azione politica durante il suo mandato elettorale; quindi si potrebbe pensare ad una dichiarazione della sindaca solo a tutela della sua posizione e non come elemento fondante di una trattativa possibile. Ma questo lo sanno solo all’interno del Movimento Cinque Stelle naturalmente.
Alcune considerazioni:
a) I tempi cambiano ed il clima non sembra essere quello di cinque anni fa e l’onda lunga in favore dei Cinque Stelle non facilmente sarà confermata nelle proporzioni eclatanti che li portarono al monocolore a Palazzo San Giorgio;
b) L’ipotetica rottura tra PD e Costruire Democrazia non esclude comunque un’ipotesi di accordo in caso di eventuale ballottaggio, se questo sarà con il candidato del centro destra, mentre una separazione in casa tra Cinque Stelle e PD renderebbe i giochi decisamente più complessi.
Infine un po’ di gossip. Ci sarebbe un ipotetico accordo nel PD, che vedrebbe candidata a sindaco Alessandra Salvatore e in caso di elezione l’ingresso in Consiglio regionale di Giose Trivisonno, con Micaela Fanelli capogruppo del partito a Palazzo D’Aimmo.
Da ‘radio gossip’ seguiranno aggiornamenti.