E’ la storia che si ripete: man mano che si avvicina la campagna elettorale, di qualunque natura, parte il riposizionamento di candidati e consiglieri verso lidi ritenuti più comodi. E’ successo, in maniera eclatante, alla Regione, con un passaggio in massa dal centro sinistra al centro destra che poi ha vinto le elezioni e nondimeno accadrà per le comunali di Campobasso del 2019.
La prima considerazione è che probabilmente l’esodo sarà nella stessa direzione di quanto avvenuto a palazzo D’Aimmo, visto che l’aria spira verso destra e soprattutto che il Movimento Cinque Stelle generalmente non si presta alla campagna acquisti di politici in carica. Nel Palazzo di città c’è chi ha anticipato i tempi e messo il primo paletto; Alessandro Pascale, come noto, è passato con la Lega e nel suo caso non c’è stato neanche un eccessivo salto della quaglia, visto che l’imprenditore è notoriamente da anni uomo di centro destra e nella Lega potrebbe giustificare la sua scelta come atto di coerenza, ammesso che la sigla salviniana corra insieme ai suoi storici alleati anche stavolta. Si era parlato di Salvatore Colagiovanni, anche nell’ottica di una sua candidatura, a sindaco, atteso che sullo stesso si erano concentrate analoghe voci già in occasione delle ultime regionali; è un nome che passa nel gossip con una certa frequenza, visto che oramai nella squadra di palazzo San Giorgio sono pochi quelli in possesso di buon bagaglio di voti e l’assessore comunale ha storicamente sempre raccolto un numero costante ed alto di preferenze. Rimanendo tra gli assessori, si parla anche della ‘migrazione’ verso il centro destra di Massimo Sabusco e Stefano Ramundo; nel caso bisognerà vedere cosa ne penserà il sindaco, Antonio Battista, che ha già fatto sapere di voler riprovare l’esperienza da primo cittadino, ma che vedrebbe la sua stessa squadra di governo dall’altra parte politica. Potrebbero trovarsi nel centro destra, sempre stando ai ‘si dice’, Antonio Columbro dell’IDV e Giovanni Di Giorgio di ‘Molise di tutti’, ma anche Pierino Montanaro e Michele Ambrosio, quest’ultimo esponente dell’UDC, partito che alle ultime comunali era collegato alla candidatura a sindaco di Antonio Battista; voci anche su Elio Madonna, che però notoriamente non si esprime sui gossip e non ama rilasciare dichiarazioni in senso generale. Sarebbe in procinto di cambiare casacca anche Sabino Iafigliola, mentre voci circolano anche su Gianluca Maroncelli.
Discorso a parte per l’assessore Francesco De Bernardo, di recente al centro del ‘caso’ dell’ipotizzata abolizione, poi rientrata, delle corse autobus dal Terminal al centro. Alcune sue dichiarazioni ‘di fuoco’ sono state interpretate, nei corridoi della politica locale, come una presa di distanze dalla maggioranza, di cui ancora fa parte. Sarebbe un caso eclatante, ma dall’interessato non arrivano naturalmente notizie in merito e la formula dubitativa è d’obbligo.
La lista non finisce certo con queste indiscrezioni, perché c’è poi l’esercito di candidati non eletti, che in questi ultimi anni hanno avuto ‘l’illuminazione’ e, sono parole di alcuni di loro, “la consapevolezza dell’errore” di scelta politica. La tendenza dei transfughi è ad approdare verso la Lega, che è il marchio che tira al momento; ma vanno valutate alcune variabili importanti rispetto alle regionali ed alle politiche, come ad esempio la posizione che prenderà il partito nell’ottica di coalizione. La politica dei due forni, che tanto piaceva, ad esempio, all’UDC di Pierferdinando Casini (quando era democristiano moderato) non è completamente nelle corde del partito di Salvini, il quale continua a dichiararsi di centro destra e probabilmente non si muoverà da quella coalizione nelle città del Nord; nel Mezzogiorno però dovrà fare considerazioni differenti e da più parti potrebbe correre da solo, come annunciato per l’Abruzzo, per poi ripetere l’alleanza con i Cinque Stelle. Il discorso però nel caso della comunali è soggetto ad un’ulteriore variabile, con la considerazione che si vota con il doppio turno e che è ammesso il voto disgiunto che potrebbe premiare chi è in sintonia con i Cinque Stelle, ma dall’inizio.
Tutto è ancora in alto mare e queste sono solo le prime schermaglie di una tattica di riposizionamento che si prospetta su larga scala, nella logica politica molisana, che oramai delle sigle e delle ideologie fa un uso personale e utile alla bisogna.
Vedremo come si svilupperà il discorso in seguito e ne daremo notizia ai nostri lettori.
Stefano Manocchio