Lo ‘skyline’ di Campobasso si è trasformato profondamente negli ultimi decenni, con un’accelerata di urbanizzazione in questo ultimo periodo; palazzi nuovi e sempre più ingombranti e complessi corposi di ville occupano qualunque fazzoletto di terra disponibile, pur in un momento di crisi delle vendite di immobili. Di pari passo si nota come alcuni cantieri, anche nel cuore della città, restino incompleti per diversi anni, si suppone per i soliti motivi: vincoli urbanistici stringenti, costi elevati degli oneri di urbanizzazione o appunto la crisi economica dl settore.
A tal uopo ci sono giunte alcune foto da un lettore, che appunto ha voluto ricordare alcuni di questi cantieri ‘infiniti’.
Individuare una ‘colpa’, ammesso che si possa dire così, non è facile e neanche giusto perché, ad esempio, un vincolo eccessivo alla cubatura porta all’aumento finale dei prezzi e, quindi, all’impossibilità di vendere, oppure al pluriennale fermo dei lavori se si il vincolo è architettonico o individua un comportamento non rispettoso del regolamento comunale; in entrambi i casi le impalcature restano montate per anni e generano consistente aumento degli importi per l’occupazione di suolo pubblico. Ed è questo il punto: un’amministrazione pubblica che incassa soldi per anni è invogliata ad accelerare i lavori, oppure un vincolo architettonico può essere rivisto per lo stesso motivo, senza naturalmente danneggiare l’estetica del palazzo o della zona? E ancora: ci sono forme coercitive per far finire i lavori in tempi utili?
Il sistema dei controlli in alcune realtà, soprattutto del Nord, si è rivelato efficace: meno burocrazia, imposizione del verde attrezzato per ogni nuova costruzione edile, azioni di aiuto alle imprese in difficoltà e via discorrendo.
Segnaliamo l’anomalia campobassana, nella speranza che si trovi una soluzione utile per tutti, soprattutto per la popolazione e l’estetica della città
Stefano Manocchio