di Stefano Manocchio
Lo schema è quello classico del bastone e la carota. E’ un comportamento ‘ad elastico’ quello della coalizione del polo progressista al Comune di Campobasso; infatti, mentre la consigliera regionale del PD, Micaela Fanelli apre al dialogo con il centro destra per un governo di ‘responsabilità’, per non perdere i cospicui finanziamenti comunitari, dall’altra parte l’aggregazione di centro sinistra ( PD in testa) avrebbe intenzione di presentare ricorso al TAR per vedersi assegnare la maggioranza dei seggi in consiglio comunale e, quindi, ricacciare il centro destra al ruolo di minoranza.
Intanto le trattative tra le aggregazioni rivali, seppur clandestine, comunque ci sarebbero e la novità è che i diretti interessati non sarebbero pochi. In sostanza i cosiddetti ‘responsabili’ aprirebbero al dialogo con Marialuisa Forte e liste aggregate ed avrebbero comportamenti differenziati, ma sempre concilianti; sull’identikit di quelli che, per evitare la denominazione di ‘salto della quaglia’, andrebbero verso la cosiddetta ‘responsabilità’ nei salotti della politica circolano diversi nomi, ma alcuni sono ricorrenti.
Nel centro destra, quindi, ci sarebbero al momento gli irriducibili che vogliono andare a nuove elezioni comunali, ma anche quelli disposti a trattare e quelli propensi ad abbracciare l’avversario. I primi sarebbero propensi anche loro a valutare un ricorso, ma per il riconteggio di schede bianche e nulle, con l’intento di vedersi assegnato., ‘ex-post’, il premio di maggioranza dal primo turno.
Ma veniamo al dunque. In politica prima o poi si devono fare i conti con i numeri; si tratta adesso di capire quale possa essere la contropartita offerta e il polo progressista non è certo la Caritas, quindi avrà già in mente una strategia con il calcolo dei ‘sacrifici’ da fare. Parte della giunta è già impegnata ed intoccabile e non sarà facile trovare la quadra, almeno in pochi giorni.
Crediamo che per sbloccare la situazione ci voglia un passaggio istituzionale e quello ideale sarebbe un incontro tra Roberto Ruta e Massimo Romano da una parte e Francesco Roberti dall’altra; a meno di credere che tutto possa risolversi con un colpo di magia, o peggio ancora di mano, il cui significato a volte nell’immaginario collettivo è poco distante da quello di politica.