Come è cambiata Campobasso! Guardando foto d’epoca del capoluogo di regione sale subito all’occhio l’immagine della cosiddetta ‘città giardino’ e di come ora non lo sia più. Premetto subito di non voler dare colpe a Tizio o Caio, perché sulla programmazione del verde pubblico hanno fallito un po’ tutti i politici, che o l’hanno snobbata, o ritenuta marginale come portatrice di bacino elettorale o semplicemente sono stati attratti dall’idea che l’urbanizzazione selvaggia fosse sinonimo di sviluppo e grande città. Così mentre ovunque cresceva la cultura dell’ambiente, della vivibilità e del benessere, a Campobasso proliferava quella diametralmente opposta.
Basta guardare le statistiche nazionali: il capoluogo di regione non raccoglie mai grossi punteggi su tutto quello che attiene all’ambiente e ‘vive di rendita’ su una situazione demografica bassa e destinata a peggiorare per il flusso migratorio. Ma questo è un discorso a parte, ne parleremo in altra occasione.
Va anche detto che l’assessorato comunale al rampo è quasi sempre stato considerato la Cenerentola del palazzo municipale, unitamente a quello alla Cultura, perché i ‘pezzi forti’ miravano all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici. Quando una componente forte della politica molisana ha scelto la Cultura come assessorato regionale a cui tendere, in molti nei corridoi politici campobassani hanno manifestato stupore: poi l’andamento dell’ultima legislatura, i finanziamenti pubblici ottenuti e quelli che presumibilmente arriveranno, hanno fatto intendere che semplicemente si era capito di come fossero cambiati i parametri politici a livello nazionale ed europeo e di come a Campobasso fossero tutti politicamente ‘antichi’, forse anche antiquati.
Questa lunga divagazione per dire che ora che a livello europeo è apparso chiaro come l’ambiente e la cultura siano voci ‘nobili’ anche ai fini degli stanziamenti nel PNRR. Sarebbe ora che anche a Campobasso si spostasse l’asse verso questi settori, che a noi cittadini sono cari, mentre ai politici decisamente meno. A Palazzo San Giorgio non dovrebbero mancare le conoscenze per affrontare una fase di progettazione orientata verso il verde pubblico e lo sviluppo culturale; nell’ultima legislatura poi, si è data delega al settore ambientale ad esponente che da quel mondo proviene e quindi ha competenza diretta sulla materia.
Non dico che ‘rischiamo’ di tornare città giardino, perché le illusioni dopo una certa età vanno a diradarsi, ma certamente sarebbe auspicabile il cambio di passo.
‘La dotta’ invece resta il capoluogo nordico, ma una piccola imitazione al Sud non dispiacerebbe.
Stefano Manocchio