Il caso dell’aggressione ad un agente di polizia penitenziaria, nell’infermeria del carcere di Campobasso, da parte di un detenuto, perché aveva rifiutato la consegna di un integratore fuori orario, non è un fenomeno isolato e deve essere inquadrato in un’escalation di violenza da parte dei detenuti stessi. Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato di Polizia penitenziaria analizza il fenomeno.
“Quello avvenuto a Campobasso è un fatto gravissimo, il collega è stato aggredito e anche quando era a terra sanguinante è stato preso a calci e pugni; ricordiamo ancora quanto accaduto nel carcere di Arezzo, un caso di inaudita violenza con una persona a cui è stata recisa la gola con un coltello. Da inizio anno sono 18 i casi di aggressione segnalati; nelle carceri sono stati ritrovati 750 telefonini e 11 chili di sostanza stupefacente. Negli istituti penitenziari si delinque quattro volte più che fuori.”
“Il problema è che il clima non è quello di una volta- continua Di Giacomo – sono state concesse ai detenuti troppe libertà, al punto che gli stessi possono fare e chiedere tutto e i nostri colleghi agenti non sono più al sicuro. Ci vuole una riforma che premi i detenuti meritevoli, casomai potenziando il loro reinserimento, portandoli verso il lavoro; invece allo stato attuale paradossalmente quelli che si comportano bene sono quelli che rischiano di più. Il detenuto deve tornare a fare il detenuto e non deve fare quello che vuole, come avviene adesso”.