Bypass aortocoronarico , l’Agenas e il Ministero della Salute confermano l’Eccellenza della Fondazione Giovanni Paolo II

La Fondazione “Giovanni Paolo II” di Campobasso si classifica al quinto posto a livello nazionale per l’indice di mortalità dell’intervento di bypass aortocoronarico con una percentuale del 0,66% a fronte di una media nazionale del 2,36%. Il dato emerge dal programma nazionale Esiti 2016 sviluppato da Agenas per conto del Ministero della Salute.
Nei giorni scorsi sono stati presentati i risultati del programma nazionale Esiti 2016 (PNE) – sviluppato da Agenas per conto del Ministero della Salute che dà conto del complesso quadro delle cure erogate da Sud a Nord Italia.
Il PNE attraverso una serie indicatori di volume, esito/processo e ospedalizzazione, è il più autorevole strumento operativo a disposizione delle regioni, delle aziende e degli operatori per il miglioramento delle performance e per l’analisi dei profili critici. Attraverso questa analisi il cittadino ha a disposizione dei dati assolutamente oggetti, forniti del Ministero della salute, per valutare le performance di una realtà ospedaliera. E’ uno dei più autorevoli “indicatori d’eccellenza” della sanità italiana, che non si presta ad interpretazioni.
Un dato che può essere interpretato come valutazione della qualità clinica di uno specifico intervento chirurgico è la mortalità a 30gg dopo intervento di bypass aortocoronarico. Nel 2016 l’Agenas, per conto del Ministero della Salute, ha reso noto i dati della mortalità a 30gg dopo intervento di bypass aortocoronarico. La Fondazione di Ricerca “Giovanni Paolo II” di Campobasso si è classificata al sesto posto su tutte strutture ospedaliere italiane con un indice di mortalità pari allo 0,66% a fronte di una media nazionale del 2,36%. La valutazione si riferisce all’intero processo assistenziale ospedaliero e post-ospedaliero e riguarda in particolare l’attività del Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, diretto dal dottor Carlo Maria De Filippo.
L’intervento by-pass aorto-coronarico è indicato per alleviare i sintomi anginosi, quando questi resistono alla terapia medica, e dà risultati migliori delle cure mediche nel prolungare la sopravvivenza dei pazienti con malattia coronarica avanzata. È peraltro una procedura molto diffusa e poco rischiosa: i rischi potenziali sono essenzialmente condizionati da fattori legati allo stato generale di salute del paziente. È l’intervento cardochirurgico più eseguito al mondo e la mortalità a breve termine può rappresentare quindi un ottimo indicatore della qualità dell’attività delle strutture di cardiochirurgia.
“Un risultato per noi molto importante” commenta il Direttore Generale della Fondazione “Giovanni Paolo II” dottor Mario Zappia “un riconoscimento di rilievo nazionale che ci onora, frutto di un lavoro di squadra multidisciplinare, tra cardiochirurghi, cardiologici, anestesisti, chirurghi vascolari e altri professionisti, che ogni giorno lavorano insieme. La Fondazione raggiunge l’eccellenza perché tutte le varie discipline contribuiscono al conseguimento di questi risultati. Naturalmente un plauso particolare va all’equipe cardiovascolare.”

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