Riceviamo e pubblichiamo
“Non sono Robin Hood né un Kamikaze e tantomeno un trappista. Sono semplicemente un servitore dello Stato”. Parole forti quelle di Giovanni Falcone, magistrato che ha cambiato la storia di questo Paese insieme a tanti altri suoi colleghi e tante altre figure, più o meno conosciute, che per liberare l’Italia dalle mafie hanno perso la vita. Un lungo elenco di nomi che si accavallano, di volti che si sovrappongono, a loro, alle mille persone uccise dalla malavita è dedicato il 21 marzo. Istituzionalizzare la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie è stato un atto di grande coraggio, ma anche un segnale forte per voltare pagina e dire basta ad ogni forma di malavita. Un modo per schierarsi dalla parte delle vittime innocenti di stragi, di faide familiari, di violenti regolamenti di conti, di persone trucidate solo per assicurarsi il loro silenzio. Quello stesso silenzio assordante che per troppi anni ha avvolto la lunga scia di sangue che ha sporcato il nostro Paese. Silenzio interrotto da chi ha cominciato ad indagare sui loschi affari, a trascinare boss e sicari in tribunale, a farli condannare. Silenzio interrotto da chi ha iniziato a raccontare gli orrori in tv e sui giornali, a scrivere libri per far conoscere a chi non conosceva. Per far aprire gli occhi a chi si ostinava a tenerli chiusi. Voci di uomini e di donne che hanno difeso e difendono altri uomini e altre donne, la loro memoria, il loro lavoro, evitando che il loro impegno e il loro sacrificio siano cancellati dall’oblio. Una voglia di riscatto che negli ultimi anni ha contagiato migliaia di persone, mosse da speranza, scese in piazza per tentare di scrivere una nuova pagina di questa nostra Italia. Per ribellarsi all’omertà, all’indifferenza. Un fiume di gente che da quest’anno ogni 21 marzo, e non solo ne sono sicuro, si stringerà come in un interminabile e caloroso abbraccio attorno alle 15mila persone che piangono un familiare ucciso dalla malavita. Credo però che la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie abbia un merito in più e la voglia di dare al primo giorno di primavera la forza necessaria per costruire ponti di legalità, come ha detto don Ciotti, in una società i cui pilastri devono essere costruiti con valori che non si reggono sulle armi e sull’omertà, che non hanno paura dell’informazione, che non finiscono nelle celle di sicurezza delle aule di tribunale. Valori che hanno a che fare con la correttezza, con la trasparenza, con il rispetto degli altri e con un senso di responsabilità che va invocato, ogni giorno, ogni volta che si decide per sé e per gli altri. Una giornata, quella di oggi, che sarà celebrata in centinaia di piazze, nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro di tutto il Paese ma anche fuori dai confini nazionali per poter costruire una società più giusta. Grazie a Libera e alle altre associazioni sempre in prima linea, ma grazie anche a chi marcerà anche solo oggi, e a chi ogni giorno, anche senza essere eroe, combatte il malaffare con piccoli e grandi gesti. La loro voce, la voce di ognuno di noi è indispensabile perché “la mafia – diceva sempre Giovanni Falcone – non è affatto invincibile. È un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una evoluzione e avrà quindi anche una fine”. Se lo vogliamo tutti.
Il sindaco della Città di Campobasso
Antonio Battista