Un giovane valoroso che non possiamo e non dobbiamo dimenticare. Un eroe dei nostri giorni a cui ci sentiamo tutti legati perché è figlio di questa terra, perché credeva fermamente in quello che faceva, perché è uno di noi. Era il 14 luglio del 2009. Un giorno di duro lavoro come tanti altri per Alessandro Di Lisio che in una terra di guerra e di morte, l’Afghanistan, era arrivato da qualche mese per portare la pace. Una missione difficile, in cui lui si era lanciato senza risparmiarsi. Alessandro era giovanissimo, appena 25 anni, dalla sua parte tutta la forza e la volontà di voler cambiare il futuro di un Paese in ginocchio e di una popolazione allo stremo. Ma quel 14 luglio non fu un giorno come gli altri: lo scoppio di un ordigno piazzato lungo la strada, a 50 chilometri da Farah e a quasi 6000 dalla casa dove la famiglia lo aspettava, colpì un gruppo di paracadutisti della Folgore. Per Alessandro non ci fu nulla da fare. La notizia lasciò tutti attoniti: Campobasso pianse uno dei suoi valorosi figli e si strinse attorno alla famiglia che, con un’ineguagliabile dignità tenne dentro un simile e terrificante dolore.
Dolore, percepibile anche tra l’intera comunità, che in questi otto anni è diventato orgoglio, ammirazione verso un ragazzo pieno di coraggio, che non ha combattuto, ma che si è battuto per la pace. Principio e valore assoluto, che voleva costruire anche in quella terra massacrata dal terrorismo, che si è ritrovato a pagare con la vita. Sono passati otto anni dalla sua morte, ma il tempo che scorre non intacca il rispetto verso quella determinazione e quell’impegno che lo hanno contraddistinto nella vita come nella missione in Afghanistan. Un esempio per ognuno di noi che ci fa riscoprire l’importanza della pace, della solidarietà fra popoli, del dialogo, del confronto tra culture diverse. Questo il valore che va attribuito al suo sacrificio, solo così non sarà mai vanificato. In questo giorno in cui ricorre l’anniversario della sua scomparsa ci stringiamo alla famiglia Di Lisio sempre più convinti che la perdita del loro amato figlio possa essere, seppur minimamente, alleviata da quel forte legame e da quella profonda stima che la popolazione che rappresento nutre per Alessandro. Stima che si è concretizzata anche attraverso il Comitato Molisano Caduti per la Pace che porta il suo nome, e che è presieduto dalla madre Dora, ancora una volta ha dato esempio di amore e di altruismo. Un Comitato per non dimenticare quanti, come il suo adorato figlio, hanno perso la vita in missioni umanitarie. A loro il mio ringraziamento e il mio incondizionato apprezzamento”.
Il Sindaco
Antonio Battista