Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore ai cittadini campobassani contro gli arretrati Ici – ImuIl territorio di Campobasso si estende intorno al colle sul quale domina il castello Monforte. Prima del 1969, anno in cui venne fatta la prima vera ed unica variante al Piano Regolatore Generale (PRG), la popolazione stanziava nel centro storico e nella zona Murattiana. Con la suddetta variante la classe politica dell’epoca, pressata dalla forte richiesta di abitazioni, non seppe resistere alla tentazione di consolidarsi al governo della città e, probabilmente, neanche di perseguire altri fini personali e relazionali.
Questo totale disinteresse del bene pubblico portò all’adozione di una variante di PRG che riguardò soltanto una sezione del cerchio territoriale di Campobasso e fu attuata in modo da edificare le massime volumetrie possibili fino ai confini di altri comuni limitrofi (Ferrazzano e Campodipietra) generando quelli che poi verranno chiamati “quartieri dormitorio”. Il resto del territorio comunale, sia quello a ridosso del colle, in pieno centro urbano, sia quello che insiste distante da esso volutamente non venne regolamentato. Così nacque il disastro urbanistico di Campobasso.
Tale disastro si sarebbe potuto evitare se le Amministrazioni che si sono succedute da allora ad oggi non avessero ereditato la sensibilità al tornaconto personale e l’insensibilità al bene pubblico: è palpitante di attualità l’ignobile vicenda degli avvisi di pagamento per ICI-IMU dei terreni ex- agricoli diventati fittiziamente residenziali e edificabili grazie all’irrazionalità della Perimetrazione Lucarini, costituita da 12 zone territoriali completamente diverse tra loro per: morfologia, estensione, presenza di servizi primari e secondari e contesti urbanistici nei quali sono inserite. Regolamentare tali zone così disomogenee con una legge che le considera uguali è, dunque, il presupposto per la creazione di disastri urbanistici e, di conseguenza, di ingiustizie sociali. Non solo. Anche la rimodulazione degli importi fiscali dovuti basata sulla tabella sinottica di valori tesa a renderli congrui tra loro rispecchiando le effettive prerogative all’edificazione dei suoli risulterà ingiusta. Tutte le tavole sinottiche ipotizzabili, infatti, saranno sbagliate perché sarebbero basate sul carico urbanistico delle diverse zone, cioè su un dato viziato da errore in quanto, come detto, non corrispondente alla realtà territoriale. Questo è sotto gli occhi di tutti i cittadini: si continuerà ad edificare in zone ipercariche urbanisticamente (vedi rione S.Pietro e zone per le quali è stata richiesta la riqualificazione urbanistica a fini edificativi) e non si edificherà nelle zone dove, invece, c’è spazio reale ai fini edificativi. L’irragionevole Perimetrazione Lucarini è espressione di una volontà esterna al Consiglio Comunale ed è inserita in uno scenario urbanistico discendente da un PRG del 1969, che è stato continuamente violentato da altre leggi, a loro volta, non di diretta emanazione della volontà del Consiglio: isole industriali, accordi di programma, prusst e, ultimamente, piano casa. Tutte norme che in un contesto pianificato a dovere avrebbero apportato alla città bellezza, funzionalità e ricchezza redistribuita tra la popolazione, ma che, al contrario, hanno dato agli speculatori la possibilità di edificare a loro piacimento, facendoli arricchire impoverendo il resto della città.
Le altre numerose edificazioni sono state realizzate da imprese o privati cittadini che hanno costruito lottizzazioni di villette o singole villette in zone fittiziamente agricole, quelle a ridosso del colle, o realmente agricole, quelle lontano da esso. Tutte costruzioni autorizzate da licenze rilasciate dal Comune nella piena consapevolezza che non sarebbero state e non potevano essere destinate ad uso agricolo, ma abitativo. La responsabilità di questo volutamente falso abusivismo è totalmente del Comune che, dunque, se ne deve fare carico! Ciò sarà possibile soltanto se contestualmente si revoca la Lucarini e si procede a una veloce e seria pianificazione urbanistica. Dando quelle autorizzazioni il Comune, oltre che se stesso, ha danneggiato in diverso modo i cittadini che ne hanno usufruito: quelli che sono a ridosso del colle, infatti, pagano le imposte comunali come quelli che risiedono nel centro urbano, ma hanno dovuto edificare, assurdamente in pieno centro, con la legge agricola rispettandone i vincoli di altezza (massimo m. 7,5) e di volumetrie (con un indice di 0,003 per metro quadro), pagando alti costi per realizzare volumetrie che non potranno mai essere utilizzate a fini abitativi, e perciò invendibili, impegnando vaste aree di terreno che non potranno essere edificate, sopportando, oltre tutto, la superficialità di parte dell’informazione che farebbe credere che questi cittadini sono stati beneficiati dal pagamento di bassi importi per gli oneri di urbanizzazione; quelli lontani dal colle, che potevano contare su terreni realmente agricoli, si troveranno a pagare, per effetto della Lucarini, imposte onerosissime per gli appezzamenti al disotto dei 10000 metri quadri, che non saranno mai edificabili e non saranno mai assistiti dagli stessi servizi delle zone urbane per la loro localizzazione periferica; quelli periferici, proprietari di terreni con un’estensione di oltre 10000 metri quadri, che teoricamente dovrebbero essere beneficiati perché in aperta campagna potrebbero ancora costruire lottizzazioni di villette, che con gli ampliamenti previsti con il piano casa diventerebbero palazzine in zone periferiche dando origine a nuove aree urbane degradate, ma che in realtà difficilmente potranno godere di tali benefici in quanto tali costruzioni presenterebbero gli stessi costi di mano d’opera e di materiali, sopporterebbero alti oneri di urbanizzazione e sarebbero situate in zone periferiche risultando poco appetibili a livello commerciale.
Perché siamo arrivati a questo punto? Perché la lobby dei potentati economici della città, traendo vantaggio da questa situazione, condiziona il Consiglio a non cambiare, a non regolamentare, a vessare i cittadini “iloti“ con la tassazione della legge Lucarini per ripianare i debiti di bilancio, senza peraltro dargli la possibilità di edificare. Al contempo, l’attività di lobbing è tesa ad avvantaggiare le seguenti restanti categorie della popolazione: la prima che, avendo già edificato abbondantemente in passato, adesso chiede le riqualificazioni urbanistiche a fini edificativi per aree che dovrebbero rimanere verdi perché ricadenti in zone dal carico urbanistico più che saturo; la seconda che, celandosi dietro la scusa di evitare nuove cementificazioni, vorrebbe abbattere l’esistente per ricostruirlo e tornare a speculare dove i “padri” specularono 40 anni fa, vendendo a prezzi altissimi perché non ci sarà concorrenza alla vendita; la terza che non vuole aumentare l’offerta di nuove abitazioni perché non le consentirebbe di vendere gli appartamenti già esistenti a prezzi anch’essi altissimi; la quarta che, ricevendo il canone di locazione da enti pubblici perpetuerà le rendite di posizione; infine, la quinta, la peggiore, quella degli sciacalli immobiliari che non aspettano altro che questa assurdità urbanistica diventi pienamente operativa. Tutto questo sarà reso possibile, con un altissimo costo per la collettività, se il Comune continuerà a fingere di non vedere che i carichi urbanistici delle varie zone della città sono artefatti. Ricalcolarli vorrebbe dire creare le premesse per l’adozione di un nuovo PRG che tutti dicono di volere a parole, ma nessuno lo vuole veramente. Se così non sarà il Consiglio continuerà ad essere quello che è sempre stato: il ratificatore di volontà esterne ad esso derivanti o da leggi nazionali e regionali che scavalcano il PRG o dalle pressioni dei gruppi di potere operanti in modo occulto a danno della collettività cittadina.
Io credo che i cittadini che colpiti da quest’ingiustizia, ma anche quelli che vogliono una città diversa da quella che si prospetta, debbano trovare forme comuni di tutela per affrontare in maniera radicale la questione. L’idea è quella della costituzione di un’associazione, in modo da contarsi e fare pressione al fine di revocare una norma che lede economicamente e calpesta la dignità di un gran numero di cittadini.
Carmine De Dona
Un cittadino