Suscita meraviglia il numero elevato di sfratti in attesa di esecuzione deliberati dallo IACP di Campobasso: oltre 300. Lo sconcerto si acuisce se confrontiamo questo dato con quello dell’altra provincia molisana, Isernia, dove gli sfratti sono appena 23. Le dimensioni abnormi di questa differenza non si giustificano certo con i dati relativi alla popolazione, né postulando, del tutto insensatamente, che la crisi infierisca sugli inquilini isernini in modo decisamente più blando che sui campobassani. Deve esserci dell’altro. E infatti, andando a curiosare tra le carte, ci accorgiamo che lo IACP di Campobasso adotta una strana procedura: dinanzi all’inquilino moroso, che, all’intimazione di sfratto, grazie all’aiuto di parenti ed amici o, magari, rinviando spese altrettanto necessarie, salda una parte del debito, l’Istituto non revoca-come pur si dovrebbe-lo sfratto, ma lo sospende, appropriandosi, a titolo di rimborso delle spese legali sostenute, di quanto versato. In tal modo, il povero inquilino, già vessato dalla propria indigenza, viene “impiccato” alla propria condizione debitoria, costretto a spendere soldi senza mai veder migliorare la propria posizione. A noi non sembra questa la missione di un Istituto nato per amministrare una larga fetta del patrimonio edilizio pubblico, con l’obiettivo prioritario di garantire il diritto all’abitare alle fasce popolari della nostra società. Nelle ultime settimane, molti inquilini di alloggi di proprietà dell’IACP di Campobasso e provincia si son visti recapitare una lettera in cui viene loro comunicato una aumento dell’affitto del 50, 60, 70 per cento, con decorrenza retrodatata al gennaio 2015. Su questa ulteriore vicenda viene da fare alcune considerazioni.
1) Non si riesce a capire con quali criteri siano stati determinati affitti che si aggirano intorno ai 500€ per alloggi angusti (60, 70 mq) e caratterizzati da condizioni di vetustà e spesso di marcata fatiscenza, anche a causa della mancata pluridecennale manutenzione da parte dell’Istituto (semmai è esso, l’Istituto, ad essere debitore nei confronti degli inquilini che spesso hanno apportato migliorie a proprie spese). In ogni caso il criterio
adottato non è-evidentemente- quello di attenersi ai canoni che si deducono dal mercato degli alloggi. Qual è, allora, lo scopo nascosto della richiesta di aumenti così ingiustificati, quello di indurre gli inquilini a traslocare? Perché?
2) Da circa tre anni la Regione ha approvato una legge che ha lo scopo di agevolare la vendita di edifici di proprietà di enti pubblici agli inquilini. Premesso che questa legge a noi del PRC non piace granché, che noi avremmo piuttosto promosso un ampliamento del patrimonio pubblico da dare in affitto, ci risulta che molti degli inquilini che ora si son vista arrivare la richiesta di affitti così spropositati, hanno da tempo chiesto di poter acquistare gli alloggi.
Chiediamo quindi all’assessore regionale preposto quali sono le ragioni che hanno finora impedito l’attuazione della legge. Si tratta di mancato finanziamento o di ritardi negli adempimenti che gli enti proprietari devono porre in atto? In ogni caso si tratta di ritardi gravi e irresponsabili su un tema di estrema delicatezza sociale quale quello del diritto all’abitare. Il Partito della Rifondazione Comunista del Molise, mentre denuncia la gravità della situazione relativa alla gestione del patrimonio abitativo pubblico e all’impatto negativo che tale gestione ha sulle condizioni di vita di larghi strati di popolazione relativamente all’esercizio di uno dei diritti fondamentali, si appella ai cittadini perché si mobilitino e assicura loro tutto il proprio sostegno politico e organizzativo.
Silvio Arcolesse Segretario regionale PRC