Anno 2024, in ripresa le PMI Europee

di Massimo Dalla Torre
Il 2024 per le PMI europee sicuramente è un anno positivo. A confermarlo sono i dati di un
sondaggio internazionale Kpmg. Secondo lo studio il 46% dei titolari delle Piccole e Medie
Imprese che operano sull’intero territorio dell’Unione europea ritiene che la ripresa avverrà
entro la fine del corrente anno mentre, il 40% prevede una svolta solo nel prossimo anno.
Andando a guardare le cose di casa nostra molti titolari delle imprese italiane è sicuro che
l’uscita dal tunnel della recessione che, ne impedisce la crescita, avverrà per la fine
dell’anno in corso, tant’è che aleggia un ottimista sulla ripresa per i prossimi mesi.
Particolarmente incoraggiante anche il segnale che arriva dal fronte degli investimenti,
tant’è che le aziende puntano tutto sullo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, con numeri
che toccano picchi notevolmente superiori rispetto alla media degli altri Paesi europei.
Preoccupazioni emergono invece nel campo occupazionale: solo il 10% delle imprese
nostrane prevede assunzioni nei prossimi dodici mesi, mentre ben il 20% paventa una
riduzione degli attuali livelli occupazionali, tant’è che è diffusa la consapevolezza che per
recuperare competitività sono necessari interventi radicali applicando su vasta scala non
solo il modello business ma anche una ristrutturazione dei processi produttivi, lo afferma il
47% degli intervistati che giudicano una priorità non più rinviabile. Un altro tema che
occupa la piazza d’onore è l’accesso al credito. Il 45% ritiene che quello dell’accesso a
nuove fonti di finanziamento sia un aspetto fondamentale affinché si rivitalizzi la crescita. Il
48% non si aspetta cambiamenti a breve nella disponibilità del sistema bancario a
concedere nuovo credito, mentre il 22% è sicuro di incontrare difficoltà maggiori contro il
34% che crede nel miglioramento. Percentuali che, nell’altalenante andamento, mostra
come l’interesse per gli investimenti è decisamente in ripresa e che le PMI costituiscono
senza alcuna ombra di dubbio il motore propulsore di un’economia che, da piccoli segnali,
potrebbe trarre grandi vantaggi e questo è un indicatore di cui tener conto se non si vuole
che la desertificazione economico-imprenditoriale si impossessi del tessuto su cui
costruire l’Europa del domani.

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