di Massimo Dalla Torre
Un detto recita che “il ferro bisogna batterlo quando è caldo” per questo vogliamo tornare sull’argomento “cambi di casacca e salti della quaglia”.
Questione motivata dalla confusione che si sta ingenerando attorno alle candidature per le prossime elezioni amministrative ed europee, anche se quest’ultime sono poco sentite dall’elettore locale, perché Bruxelles è lontana e ignora quali sono i problemi di una piccola realtà come Campobasso, ma anche perché i competitor non sono cambiati il che stanca e annoia sotto tutti i punti di vista gli elettori.
Candidature che propongono personaggi datati che si presentano o ripresentano, anche se hanno cambiato casacca e formazione. I quali, si dicono pronti a dare una svolta alla città nonostante la confusione regna a trecentosessanta gradi. Candidati più o meno noti che cercano un posto sull’autobus cittadino tant’è che non perdono tempo a stringere nuove alleanze, un tempo impensabili, pur di vincere la competizione che si è fatta sottile, subdola e sotterranea.
Competizione che, vede scendere in campo, un esercito guidato dai soliti generali che cercano di acquartierarsi o riacquartierarsi nel palazzo di città. Un’allocazione che, però, si presenta incerta e piena d’insidie perché la postazione non e’ semplice da conquistare per i problemi che in tanti anni di “distonie” ha portato alla desertificazione Campobasso caratterizzata da lotte intestine, che hanno, un connotato ben preciso: arrampicarsi sullo specchio dell’inutilità.
Cosa che indispettisce il cittadino che e’ stanco di assistere al balletto che in tempo di elezioni viene riproposto senza alcun ritegno. Situazione che Pasquino, se potesse, commenterebbe in questo modo: “voi che guardate ar palazzo e ve sognate de comannà attenti a quello che fate perché se er popolo rumoreggia’ e’ bene ritirasse altrimenti ce sbattete er grugno”.