Alessandro Mustillo, 30 anni, impegnato sin da ragazzo sul piano civile e politico, avvocato di Roma, figlio di Molisani, candidato alle europee nel collegio del centro sud per il partito comunista. Il 15 maggio approderà a Campobasso per un incontro con i cittadini alle ore 16.00 presso l’incubatore di via Monsignor Bologna per presentare il suo programma.
Sarà in città, il 15 maggio, lo stesso giorno in cui Salvini raggiungerà Campobasso per tirare la volata alla destra per le amministrative.
Mustillo sorride per la casualità e si concentra sull’intervista.
Qual è il tuo rapporto con il Molise?
Sono nato e cresciuto a Roma, da due genitori molisani, emigrati come molti loro coetanei da giovanissimi. Ho un rapporto molto stretto con il Molise, dove ho molti parenti e amici. Per questo quando vengo in Molise, a Campobasso dove vivono i miei nonni e la gran parte delle persone che conosco, a Morrone dove abbiamo la vecchia casa di famiglia o a Campomarino e Termoli dove vado sempre qualche giorno al mare in estate, provo una sensazione di stare a casa che, nonostante tutto, neanche Roma mi da. Non sono mai riuscito a spiegarmi fino in fondo il perché. Sono nato e cresciuto a Roma, ma è così.
Perché hai ritenuto di accogliere la proposta di candidarti alle europee?
È prima di tutto un atto “di servizio” verso il Partito in cui milito, con lo stesso spirito con cui ho accettato quella al comune di Roma e alle politiche. Il Partito Comunista ha oltre il 70% di iscritti sotto i 30 anni. La gioventù è effettivamente la parte più attiva del Partito e una parte fondamentale del suo gruppo dirigente. Non facciamo candidature per quote e riserve indiane di giovani, insomma. La presenza del Partito Comunista in tutta Italia rafforza il nostro lavoro di ricostruzione, un progetto che va oltre le elezioni, e che si differenzia anche dai continui cartelli elettorali di sinistra che troppo spesso nascono e muoiono a cavallo delle elezioni.
Qual è il tuo personale giudizio nei confronti dell’Unione Europea?
L’Unione Europea è uno strumento saldamente nelle mani della finanza e delle grandi società multinazionali. Il mercato comune, è stato realizzato a misura degli interessi capitalistici. Ha indebolito i diritti dei lavoratori, oggi esposti alla continua competizione internazionale sui salari e sui diritti. Ha aumentato la concentrazione della ricchezza. L’UE consente alle imprese di delocalizzare aumentando la disoccupazione; elargisce sussidi all’agricoltura ma in realtà la schiaccia con l’importazione di prodotti a basso costo da altri paesi; parla ai giovani di Erasmus, ma in larga parte li costringe a lavori precari e a un’istruzione sempre più dequalificata o privatizzata; si presenta come istituzione di pace, ma la sua politica estera è in prima linea nelle guerre e nelle ingerenze nella politica degli stati dalla Siria, all’Ucraina, al Venezuela; è corresponsabile della creazione di migliaia di rifugiati e immigrati, ma poi li lascia morire nel Mediterraneo trattando persone e famiglie come pacchi da rimpallare tra Paesi.
Su quali meccanismi bisognerebbe incidere per promuovere una politica più vicina ai reali bisogni dei cittadini e, in particolare, dei giovani?
Sugli interessi che la determinano. Oggi non esiste più un rapporto reale di partecipazione alla politica. I partiti italiani sono ormai contenitori vuoti, ridotti a comitati elettorali di singoli candidati, che appoggiano interessi di gruppi economici, o spesso li rappresentano in prima persona. In Molise ne sapete qualcosa. Non serve più selezionare una classe dirigente politica all’altezza dei propri compiti, basta avere dei buoni servitori che eseguono i loro compiti e in cambio ottengono il corrispettivo. Anche il centrosinistra ormai è completamente asservito a queste logiche. Questa concezione della politica va rovesciata, e per questo serve una reale partecipazione dei lavoratori e dei giovani. A sinistra troppo spesso si aspetta che la soluzione cada dal cielo, pronta per l’uso e già confezionata. Non avverrà, serve rimboccarsi le maniche. Ed è un po’ quello che stiamo provando a fare.
Quanto quelli che sono percepiti in Italia come Diktat europei dipendono dalla inadeguatezza della politica italiana?
Sul fatto che la politica italiana sia inadeguata non ci piove, ma le politiche europee sono davvero antipopolari, basta vedere cosa è successo in Grecia dove per salvare le banche esposte ai prestiti, e non certo la Grecia, sono stati cancellati tutti i diritti di un popolo. Quando in questo sistema, a decidere sono istituzioni come la BCE, e il FMI fatte da tecnici che entrano e escono da consigli di amministrazioni di società private, che contano più degli stessi governi, esiste un deficit di democrazia innegabile. In Italia lavoriamo in media 350 ore in più all’anno di un lavoratore tedesco prendendo il 25% del salario in meno, non era così all’inizio degli anni ’90. L’UE è molto attenta a respingere ogni politica che vada in favore di maggiore spesa pubblica per sanità, istruzione, politiche sociali, ma a marzo è stata ulteriormente rinviata la discussione sulla web-tax, con la conseguenza che la tassazione per i colossi dell’e-commerce, che guadagnano miliardi all’anno, è praticamente nulla. Non sono errori di percorso, è la natura dell’Unione Europea, è quello che chiedono gli interessi a cui risponde. A sinistra si è costruita una grande mitologia sull’Unione Europea, con il paradosso che oggi parlare contro l’UE è giudicato di destra. È la sinistra ad aver tradito i suoi riferimenti, lasciando che la destra potesse far avanzare la sua critica all’Unione Europea inserendola non sul nazionalismo e il razzismo, e non su giusti binari di avanzamento dei diritti sociali.
Qual è il posto in Europa che occuperà il tuo partito e assieme a quali forze e movimenti politici?
Siamo collegati con oltre trenta partiti comunisti di diversi paesi dell’Unione Europea e del resto del continente. Già in questi anni, grazie soprattutto all’attività degli eurodeputati greci del KKE, abbiamo condotto battaglie comuni nel Parlamento Europeo. Puntiamo a rafforzare ulteriormente il nostro coordinamento, come già fatto tra le organizzazioni giovanili. Insieme possiamo far avanzare battaglie comuni, parallelamente alla lotta che svolgiamo nei nostri Paesi, per difendere i diritti dei lavoratori e delle classi popolari, per gettare le basi della costruzione di un altro modello di società.
Perché anche un non comunista dovrebbe votarti?
Oggi esistono dieci persone che hanno la stessa ricchezza della metà degli abitanti del mondo. È un modello insostenibile, sotto il profilo della diseguaglianza sociale e anche sotto il profilo ambientale, tema su cui sta emergendo una nuova coscienza. Non promettiamo nulla se non di difendere gli interessi dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti e dei pensionati, in una parola delle classi popolari abbandonate anche dalla sinistra. Non bisogna essere comunisti per riconoscersi nella necessità di difendere i diritti dei lavoratori e dei giovani, assicurare a tutti una sanità pubblica accessibile e funzionale, far avanzare battaglie per la giustizia sociale. Solo una sinistra vera può contrastare l’avanzata della destra. Ogni voto tolto a noi per la logica del “voto utile” sarà regalato ai responsabili di questa situazione, che sono anche del tutto incapaci di contrastarla.
Adele Fraracci