Insegnare ai ragazzi che legalità non è un concetto astratto ma una buona pratica messa in campo ogni giorno da tante realtà positive che non sempre trovano spazio e voce per raccontare le loro storie, non è cosa facile. È l’obiettivo del progetto “Legalità Bene Comune “, al suo quinto anno consecutivo in tutte le scuola d’Italia.
Il progetto coinvolge questa volta l’Istituto Comprensivo “Matese” di Vinchiaturo, come spiega lo stesso Musacchio, direttore scientifico della Scuola di Legalità “don Peppe Diana” di Roma e del Molise per sostenere l’iniziativa. “L’idea è quella di una rivoluzione culturale (come quella auspicata da Paolo Borsellino), per far conoscere ai giovani la cultura della legalità, l’antimafia e la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale”.
Temi complicatissimi ma non proibitivi per ragazzi di dieci, undici e dodici anni. Questo mondo ha bisogno di essere cambiato perché ci sono tante cose che non si dovrebbero fare e basterebbe semplicemente rispettare le regole e fare il proprio dovere. Ci sono tante regole che andrebbero rispettate come: mettersi il casco sulla moto, non utilizzare il cellulare mentre si guida, non gettare le carte a terra.
“Noi abbiamo l’obbligo, come docenti e come genitori, di dare alla nostra gioventù un futuro migliore facendole comprendere il valore della legalità”. I ragazzi di questa età arrivano a interessarsi di criminalità organizzata per curiosità, poi attraverso la conoscenza comprendono e fanno domande tra le più difficili che si possono sentire poiché frutto della loro adolescenza ed innocenza.
Io credo – aggiunge Musacchio – che la famiglia sia fondamentale per trasmettersi conoscenze, ricordi, esempi. Poi ci sono le scuole di ogni ordine e grado. E’ anche attraverso il racconto e gli esempi che si forma una cultura dell’antimafia.