A monsignor Ettore Di Filippo intitolazione dell’area antistante la Curia arcivescovile di Campobasso

Con la denominazione “Largo Mons.Ettore Di Filippo” sarà intitolato lo spazio (Largo) antistante l’immobile sede della curia in via Mazzini a Campobasso al vescovo emerito di Campobasso –Boiano. Per il suo alto profilo biografico ma soprattutto la sua azione pastorale per essersi “distinto in ambito religioso” la giunta comunale di Campobasso per conoscenza, al Sindaco, ha chiesto di intitolare lo spazio (Largo) antistante la sede della curia vescovile, a Mons. Ettore Di Filippo, emerita figura, arcivescovo di Campobasso dal 28 Ottobre 1989 al 21 Novembre 1998, illustre personalità religiosa, che si è particolarmente distinto per la sua opera al servizio della comunità cittadina, come è spiegato nella delibera 265 del 01-12-2016. Sulla proposta di intitolazione votata a maggioranza dalla 4/a Commissione consiliare, è stato acquisito il parere positivo dell’attuale arcivescovo di Campobasso-Bojano, Mons. Gian Carlo Bregantini.
Sabato 17 dicembre 2016 alle ore 17:00 presso il Largo antistante la curia vescovile, in via Mazzini, 80 a Campobasso l’arcivescovo di Campobasso –Bojano mons. Bregantini presiederà la cerimonia di intitolazione alla presenza del Clero diocesano, del vescovo di Sulmona –Valva mons. Angelo Spina, del Sindaco di Campobasso Antonio Battista di autorità civili, militari e dei fedeli della città. A seguire, una riflessione con testimonianze presso l’Auditorium “Celestino V” sito nello stesso stabile del largo antistante. Mentre alle ore 18:30 sarà celebrata una Santa Messa di commemorazione, nel decimo anniversario della dipartita al Cielo di mons. Di Filippo, presso la Cattedrale della Ss.Triità a Campobasso.
Sono passati 10 anni da quando mons. Ettore Di Filippo, arcivescovo emerito della diocesi di Campobasso – Bojano ha fatto il suo ritorno presso Dio. Spentosi presso Civitella del Tronto (TE) dove era nato, nell’abbazia di Montesanto, al confine tra la diocesi di Teramo e di San Benedetto del Tronto il 18 dicembre 2006 Mons. Ettore Di Filippo è tornato alla casa del Padre.
Arcivescovo di Campobasso-Bojano, è stato una presenza dinamica nel panorama diocesano e regionale degli anni ’90. Un periodo segnato da cambiamenti in città e in regione, l’affacciarsi verso il secondo millennio rendeva frizzante di interessi e di nuovi orizzonti l’aria diocesana. Dallo spirito imprenditoriale, formatosi alla scuola della comunicazione americana, per anni cappellano sulle navi che conduvcevano gli emigranti in tutto il mondo, don Ettore aveva lo sguardo della lungimiranza pastorale, cercando di applicare le metodologie pastorali che il Concilio Vaticano II proponeva al mondo cattolico per lottare contro un imperante secolarismo. Nella diocesi di Isernia prima e in quella di Campobasso-Bojano fino alla fine del suo mandato pastorale, alle soglie del “grande” (come amava sottolineare) giubileo del Duemila, questo pastore si è adoperato in vari settori della vita regionale.

Dalla spinta propulsiva per la fondazione della sede dell’Università Cattolica nel Molise alla realizzazione del Centro di Ricerca e Alta Specializzazione che fu benedetto da Giovanni Paolo II, ai suoi tanti interventi in campo lavorativo e politico, Di Filippo è da ricordarsi per la sua caparbietà, tipica del suo carattere ereditato da Civitella del Tronto, nell’affrontare ogni situazione. Senza mai scoraggiarsi, prendeva di petto il problema, cercando aiuto e conforto nel clero diocesano. Il rilancio della religiosità popolare, raccomandata da Woityla nelle Visita ad Limina della Conferenza Episcopale abruzzese molisana, è un altro ambito della sua missione pastorale in Molise. Celestino V, la vergine Addolorata di Castelpetroso, San Giorgio, senza mai dimenticare tutte le figure di beati e santi che hanno costellato il cielo terso del Molise, hanno visto una nuova fioritura religioso-popolare grazie alla continua solerzia pastorale di questo presule. Il suo spirito organizzativo era rivolto, oltre che all’esterno, anche all’interno della diocesi. La sistemazione degli Uffici Pastorali, la cura e sollecitudine verso i giovani e i malati, la propensione verso i più deboli sono stati segni distintivi di una missionarietà estesa ai sacerdoti e ai fedeli, nell’esortazione ad aprirsi, ad essere misericordiosi come il Padre che accoglie tra le sue braccia il figliol prodigo.

Un’attenzione particolare ai nuovi mezzi della comunicazione sociale, di cui aveva sperimentato il peso e l’importanza nella sua missione all’ONU in America, a contatto con grandi comunicatori come Fulton Sheen, lo spinge ad istituire un Ufficio per le Comunicazioni Sociali attivo ed efficace, dotandolo di strumentazione propria e di personale qualificato. La sua sensibilità artistica si riversa nell’ideazione, attraverso i collaboratori di quel periodo, di varie manifestazione, in una Campobasso sonnacchiosa che non aveva ancora esperienze nell’organizzazione di manifestazioni tematiche. Una figura di animatore a tutto tondo, sempre presente, instancabile nella sua energia di uomo di montagna, come amava definirsi. Amava circondarsi di sacerdoti e di laici, in un fremente slancio organizzativo per rendere dinamica la diocesi e costruire nuove strategie pastorali. Riportando l’esperienza dell’Active Aging ha cercato di far comprendere l’importanza di essere attivi per vincere l’anzianità ed essere sempre a servizio della società. Giunto il periodo delle dimissioni ha salutato la diocesi e si è affidato alla Madre, rendendo viva fino alla sua partenza verso il cielo, l’abbazia di Civitella del Tronto, dove è tornato, in piena salute fisica, a svolgere il suo ministero pastorale. Lì è seppellito il suo corpo mortale, mentre le tracce del suo operato sono vive nella regione Molise e ancora continuano a dare frutto.
Un rapporto quello di monsignor Di Filippo, con il Molise che non si mai interrotto anche quando lasciando la cattedra di arcivescovo di Campobasso-Bojano ha deciso di ritirarsi nel suo eremo spirituale alle pendici del Gran Sasso d’Italia.
Monsignor Ettore Di Filippo ci lascia il suo insegnamento, il suo esempio e l’entusiasmo con cui ha saputo vivere ed interpretare concretamente il Vangelo e il suo alto messaggio salvifico, nel commento di don Claudio Palumbo della diocesi di Isernia –Venafro .

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