Lo scrittore Alexander Höbel è stato ospite nella Sala consiliare di Palazzo San Giorgio per presentare la sua ultima fatica letteraria,“Luigi Longo, una vita da partigiano (1900-1945)”.
All’incontro, organizzato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Campobasso, hanno preso parte, oltre allo scrittore, anche l’assessore Emma de Capoa e lo storico ricercatore Leonardo D’Alessandro, studioso di storia del movimento operaio. A moderare l’evento è stato il giornalista Rai, Marco Durazzo.
“L’opera di Höbel – le parole del giornalista Durazzo – evidenzia il determinante ruolo di Luigi Longo, segretario del Partito Comunista Italiano dal 1964 al 1972, negli anni della Resistenza italiana dalla dittatura fascista”.
Furono anni durante i quali Longo si trovò al vertice del ‘Corpo Volontari della Libertà’, accanto al generale Cardona. Iniziò a riflettere quale fosse la strategia da attuare per ottenere il consenso delle masse, al fine di vincere la battaglia in ambito politico prescindendo dalla forza materiale degli eserciti schierati sul campo.
Lo storico Leonardo D’Alessandro si è soffermato, invece, sul motivo per cui le tematiche trattate nell’opera di Alexander Höbel hanno attinenza con la storia della resistenza molisana.
“Per prima cosa – ha spiegato D’Alessandro – il tema del testo non riguarda solo la biografia di Luigi Longo, ma tutta la storia d’Italia. Io mi sono chiesto quale fosse il legame tra Luigi Longo e il Molise e, dunque, il motivo per il quale presentare il libro proprio in queste terre. E leggendo attentamente la storia, ci possiamo accorgere tutti che i contatti tra questo partigiano e il Molise sono tantissimi, passano attraverso la storia del Partito Comunista Italiano stesso: basti pensare al problema della ‘Questione Meridionale’ e alle lotte contro il fascismo; lotte che hanno visto protagonisti numerosi affiliati antifascisti molisani dell’epoca, iscritti al Partito Socialista e Comunista Italiano. Il numero dei molisani iscritti ai vari partiti schierati contro il regime mussoliniano erano, proporzionalmente al resto d’Italia, un numero talmente cospicuo da ritenere, oggi, che siano stati una componente da non sottovalutare della vittoria partigiana del 1945″.
L’importanza del ruolo che ha effettivamente avuto colui che è stato dagli studiosi considerato “il documento fondativo Repubblica italiana” lo spiega lo stesso autore, sottolineando “la perspicacia ed arguzia del partigiano nel voler capire in quale modo si potesse arrivare a vincere la guerra attirando verso sé il consenso delle masse”.
La risposta che viene fuori da queste pagine, e che poi fu la reale vittoria storica che portò alla liberazione del 25 aprile del 1945, si può racchiudere nell’intuizione brillante di Longo dell’abbandono della teoria del ‘muro contro muro’ tra forze antifasciste e partigiane, per accogliere invece la più responsabile pratica del dialogo tra le parti, tra chi si sentiva schiavo tesserato della dittatura e chi, contadino, aveva lasciato le proprie terre per combattere in nome della libertà: il punto in comune era il non voler essere schiavo di nessun padrone. Questa intuizione brillante di Longo fu il successo di ogni strategia che scavalcò la potenza delle armi.