Al Molise serve una svolta determinata sui temi dello sviluppo locale, del lavoro e della tutela della sanità pubblica. Al contrario, le transumanze di queste settimane mal si conciliano con l’obiettivo di questo cambiamento politico e sociale. Un conto è l’auspicabile intesa con partiti di area centrista con una storia nazionale e una cultura definita come l’UDC, altra cosa sono i salti della quaglia di figure che dovrebbero fermarsi a riflettere prima di pensare al proprio riciclaggio poco ecologico con una sfrontatezza senza pudore.
Il centrosinistra ha vinto le Primarie di Termoli e Campobasso con parole d’ordine chiare che partivano dalla discontinuità netta con le amministrazioni di Di Brino e Di Bartolomeo, e oltre 7 mila cittadini hanno scelto Battista e Sbrocca per cambiare verso e non per cambiare tutto per non cambiare nulla.
Città a misura d’uomo, con aree pedonali, piste ciclabili, senza cementificazioni selvagge, con parchi cittadini, posteggi per i disabili, con spazi verdi per gli anziani e i bambini, con locali di aggregazione sociali, musei, biblioteche, teatri, scuole sicure, palestre, strutture sportive funzionanti, trasporti pubblici efficienti ed interventi a sostegno della raccolta differenziata, per il risparmio energetico e per il recupero di aree degradate e del borgo storico.
Serve più coraggio a chi si candida e a chi governa. Serve più determinazione verso il cambiamento con riforme incisive ed efficaci a livello regionale che non possono più essere rinviate a partire da quelle dell’ARPA, degli Enti Sub-Regionali e dei Consorzi Industriali.
Il territorio va salvaguardato con norme chiare che fermano la mano di chi intende devastarlo a fini speculativi. Il confronto sul modello di sviluppo non può prescindere da politiche che sostengano i prodotti tipici, l’artigianato, le filiere corte, i parchi naturali, la bioedilizia che recupera il patrimonio esistente e lo riconverte, l’agricoltura di nicchia ed il turismo che ribalta l’arretratezza presunta in opportunità attrattive per il futuro.
Il cambiamento non ama la palude ma preferisce la visione alta su orizzonti concreti di sviluppo possibile.